I ghiacciai si ritirano e lasciano dietro di sé cose stranissime

Lo scioglimento dei ghiacci, nonostante sia una disgrazia per il pianeta, permette agli scienziati di accedere a tanti documenti inaspettati: un cavallo di 1000 anni fa, una coppia di svizzeri del ’42, un gruppo di bambini sacrificati dagli Inca

Potrebbero riscoprire antiche malattie, liberare agenti patogeni e disperdere nell’aria sostanze tossiche. I ghiacciai che si sciolgono, oltre alle modifiche geografiche (livello delle acque in ascesa) e climatiche, possono influire in altri modi – tutti negativi – sugli esseri viventi del pianeta. In certi casi, però, possono anche riportare alla luce cose (spesso persone e animali) seppellite e scomparse da tempo, sottratte alla furia logorante degli elementi. Conservano – quasi come una macchina del tempo – un pezzo di storia e, nel momento più inaspettato, lo liberano.

È accaduto, ad esempio, in Svizzera, vicino alla cittadina di Chandolin. Nell’agosto del 1942 una coppia di contadini, Marcelin e Francine Dumoulin scomparve dopo essere andata in quota per mungere le mucche. Nessuno seppe più nulla di loro. Nemmeno i sette figli, abbandonati a se stessi, che dovettero crescere senza l’aiuto dei genitori. Nel luglio 2017 il mistero fu risolto: alcune guide alpine, camminando in montagna, trovarono i corpi, conservati alla perfezione di una coppia, dalle parti del ghiacciaio Tsanfleuron (che da tempo si sta ritirando). Un maschio e una femmina, vestiti in modo antiquato, fecero subito pensare ai Dumoulin. Dopo aver controllato all’anagrafe e stabilito un confronto, fu raggiunta la certezza: erano proprio loro. La notizia ha raggiunto anche la più giovane delle figlie, che ora ha 75 anni. “Non abbiamo mai smesso di cercarli”, ha detto. Adesso “mi sento molto più in pace”.

Il ghiaccio prende, il ghiaccio dà. In Alaska, addirittura, il ghiacciaio Mendenhall, che si sta ritirando alla velocità impressionante di 45 metri all’anno, ha ri-scoperto perfino un’antica foresta. Non antichissima, a dire il vero: secondo gli scienziati risalirebbe a circa 1000 anni fa, quando il ghiacciaio era in espansione e, spostando in avanti ghiaia e detriti, era riuscito a coprire una enorme distesa, coperta di alberi. Fu una dinamica particolare: la ghiaia ha formato una sorta di cuscino tra il ghiaccio e le piante. In questo modo la maggior parte degli alberi non è andata distrutta. Anzi: molti sono ancora in piedi.

Un cavallo dell’età del Ferro è riemerso, nel 2013, dai ghiacci delle alture norvegesi. Un esemplare del tutto conservato, con tanto di briglie e ferri. Gli studiosi hanno scoperto che, all’epoca, gli uomini usavano proprio i cavalli per trasportare carichi pesanti in altitudine, vicino a Oppland. Insieme al cavallo sono emersi altri documenti: ad esempio una tunica vecchia di 1.700 anni (riparata e ricucita dal suo antico proprietario), mentre altri, una volta usciti allo scoperto, rischiano di degradarsi in poco tempo a contatto con l’aria aperta.

Le mummie del ghiaccio meglio preservate, però, si trovano in Argentina. Ritrovate nel 1999 nel vulcano Llullaillaco, sono tre bambini sacrificati dal popolo Inca: una ragazzina di 13 anni, insieme a un bambino e una bambina di cinque anni. Questo ritrovamento, oltre che gettare una luce sinistra sulle pratiche di quel popolo, permette agli studiosi di verificare numerose informazioni sull’uso del sacrificio in quelle zone. Secondo le cronache degli invasori spagnoli, gli Inca selezionavano i bambini più belli e talentuosi per sacrificarli agli dèi: servivano per celebrare occasioni importanti, o per calmare la loro furia di fronte ai disastri della natura. I bambini, si è scoperto analizzando i capelli della tredicenne, venivano drogati con foglie di coca e alcol. Dopodiché venivano trasportati all’interno del vulcano, dove – con ogni probabilità – erano morti di ipotermia.

X