Il dubbio: è ancora sicuro investire in Titoli di Stato?

Rendimenti più bassi, rischio default (ma è piuttosto raro) e il problema della concentrazione del portafoglio sono alcuni degli aspetti che contribuiscono a rendere un poco più rischioso questo genere di investimento, spesso considerato infallibile

Ammettilo, anche tu almeno una volta nella vita avrai sentito parlare di obbligazioni governative (in inglese sovereign bond), o più comunemente Titoli di Stato.
I Titoli di Stato sono strumenti emessi dai governi nazionali con lo scopo di finanziare il proprio debito pubblico. Chi acquista un’obbligazione governativa ha diritto di ricevere gli interessi periodici durante la vita del titolo e di ottenere il capitale iniziale alla scadenza. Di fatto, l’investitore presta i suoi soldi al paese, assumendo le vesti di creditore dello stesso.

I Titoli di Stato italiani sono emessi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e si dividono in: Buoni Ordinari del Tesoro (BOT), Certificati del Tesoro Zero Coupon (CTZ), Certificati di Credito del Tesoro (CCT/CCTeu), Buoni del Tesoro Poliennali (BTP), Buoni del Tesoro Poliennali indicizzati all’Inflazione Europea (BTP€i).

I risparmiatori italiani sono un popolo tradizionalmente affezionato ai titoli di Stato, che secondo l’opinione comune rappresentano un investimento dal rischio praticamente inesistente.

Tenete presente questa regola: nessun investimento, neanche quello apparentemente più sicuro, è totalmente privo di rischio. Le obbligazioni governative, seppur generalmente più sicure di un’obbligazione societaria o di un’azione di un emittente dello stesso paese, hanno alcuni rischi.

Ma quali sono i principali rischi da valutare prima di investire in Titoli di Stato?

Rischio di default (fallimento dell’emittente)

Chi investe in un titolo di Stato è soggetto al rischio di insolvenza (default) dell’emittente che si verifica quando il paese non riesce o si rifiuta, di onorare, in parte o totalmente, i suoi debiti. All’aumentare del rischio di fallimento di uno Stato, aumentano anche i rendimenti offerti dai suoi titoli.

Certamente, non tutti i default sovrani si verificano allo stesso modo. In alcuni casi, il governo rinegozia con i creditori la quota interessi e/o quella capitale, in altri, posticipa semplicemente i rimborsi nel tempo. Gli Stati possono anche scambiare i titoli in circolazione con nuove obbligazioni emesse a condizioni meno favorevoli per i creditori.
Il default di un paese è comunque un evento raro, che solitamente viene preceduto da chiari segnali di deterioramento dei fondamentali economici o dal manifestarsi di una crisi finanziaria.

Quali sono i paesi con il maggior numero di default?

Nella storia, i default sovrani si sono verificati più frequentemente nei paesi emergenti e, in particolare, in America Latina. Lo studio completo sui default dei paesi mondiali sin dal 1800 è stato condotto da Reinhart & Rogoff (2008). In quest’articolo, preferiamo mostrarvi quelli avvenuti in epoca più recente.

L’Argentina e il Cile detengono il record di default (6 volte entrambi) dal dopoguerra ad oggi. In Europa, invece, i casi più noti sono quelli vissuti in Grecia. Prima nel 2012, quando i creditori dovettero accettare la ristrutturazione (haircut) del debito ellenico e, in seguito, nel giugno 2015 quando non la Grecia mancò il pagamento del prestito da $1,7 mld concesso dal Fondo Monetario Internazionale (IMF).

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