Non lo ha mai detto nessuno, ma i nazisti (forse) attaccarono la costa degli Stati Uniti. Sarebbe accaduto la notte del 24 luglio del 1943: un sottomarino tedesco, passata la mezzanotte, sarebbe emerso dalle acque di Kure Beach, a pochi chilometri da Wilmington, nel North Carolina, e avrebbe sparato alcuni colpi contro delle strutture industriali di rilievo militare. Poi, nel giro di pochi minuti, sarebbe tornato sott’acqua. Verità? Leggenda?
Secondo gli abitanti e i loro discendenti è un fatto conclamato. Furono in tanti i testimoni: nel buio della notte, all’improvviso, sarebbe apparsa una luce a pochi metri dalla spiaggia. Prima verso destra, poi verso sinistra. E poi, un boom. Un “fuoco d’artiglieria”, erano pronti a giurare. Poi, di nuovo, il nulla. Isolati com’erano (non c’era neppure un telefono), gli abitanti di Kure Beach dovettero aspettare l’indomani per avvisare le autorità e, soprattutto, confrontare le diverse sensazioni. Tutti d’accordo: era stato un attacco militare.
Suggestione collettiva? Difficile, ma non impossibile. Del resto, il contesto dell’epoca aiutava: le coste delle due Caroline (Nord e Sud) da tempo erano diventate uno dei campi di battaglia più cruenti tra Usa e Germania. Gli U-boat tedeschi avevano cominciato, dall’ingresso in guerra degli americani nel 1941, a prendere di mira le navi commerciali statunitensi, facendo danni considerevoli. Ci volle circa un anno, una strategia condivisa con gli Alleati e una flotta pronta a reagire di fronte agli attacchi per prendere le misure ai nazisti. Nel 1942 gran parte della costa americana era ormai sicura, mentre le Caroline, per la loro posizione, erano ancora in difficoltà. Non era raro, insomma, avvistare da lontano sottomarini tedeschi.
In più, gli abitanti della zona erano sottoposti a coprifuoco. Navi di pattuglia americane erano ormai parte del paesaggio. E soprattutto, Wilmington era diventato un centro molto delicato per la Difesa statunitenste. Uno dei maggiori “Arsenali della Democrazia” (così fu chiamato), era sede di un importantissimo cantiere navale, The North Carolina Shipbuilding Company, che dava lavoro a 21mila persone e sfornava le navi con cui gli Usa solcavano i sette mari, trasportando merci e, in seguito, anche militari. Non solo: sempre a Wilmington c’era un importante impianto di estrazione della bromina, componente essenziale per i carburanti degli aerei militari. Insomma, era un obiettivo sensibile.
E allora, l’attacco c’è stato o no? Secondo molti studiosi, è tutta una leggenda. Non ci sono tracce negli archivi, non ci sono diari di bordo tedeschi. E un attacco diretto da parte di un sottomarino richiedeva, secondo il protocollo, autorizzazioni dai vertici. Un pilota non lo avrebbe mai improvvisato. O sì? Chi è a favore dell’ipotesi attacco ritiene che un piccolo sottomarino, destinato alle operazioni di intelligence, avrebbe anche potuto, in piena autonomia, sganciare qualche colpo diretto a strutture industriali giudicate interessanti. Una cosa veloce, rapida e simbolica.
Ma se fosse avvenuta davvero, perché i nazisti non l’hanno utilizzata nella loro propaganda? Perché gli autori del gesto non sono stati decorati? Perché, insomma, non se ne è saputo nulla e tutto è rimasto ai ricordi, sempre meno chiari, dei testimoni dell’epoca? La risposta non è nota. Forse, a differenza di quanto avrebbe detto Bob Dylan, non si trova nel vento. Ma sulla spiaggia: i resti delle bombe, secondo i più convinti, sarebbero ancora lì.