Una non fa manco in tempo a formulare il pensiero “ad agosto non succede mai un cazzo” che subito, di primo mattino, al posto del solito BUONGIORNISSIMO KAFFÈ social si ritrova davanti una storia Instagram del rapper Guè Pequeno con la mentula in mano.
Tal Cosimo Fini, vero nome dell’artista in questione, ha infatti regalato ai suoi 882mila follower questa finissima figuraccia, l’amena visione delle proprie grazie in primo piano, mentre bofonchia una frase tuttora non intellegibile, cioè sì, ma sarebbe meglio di no, in merito alla squisita disponibilità della signorina oggetto delle sue attenzioni manuali. Insomma, Pequeno “ha uscito” il selfie stick.
Fosse una cosa rivoluzionaria, poi, una roba da gangsta. Qualche Concertone del Primo Maggio fa, per chi l’avesse rimosso, Luca Romagnoli, il cantante del Management del dolore post Operatorio si era calato le braghe in diretta Rai. Correva l’anno 2013. E, bella zio, i rapper muti.
Ora, tornando a oggi, il fattaccio attuale pare non essere stato nemmeno intenzionale. Il buon Guè voleva solo mostrare quanto avesse da offrire a una candida fanciulla conosciuta su Instagram dopo una serie di messaggini che immaginiamo vertessero sull’ultimo torneo di Burraco con la crew. Emoji turbofiamma top top top.
Successivamente si è prodigato in storie Instagram del tutto necessarie atte a precisare concetti tipo: “farsi una sega non vuol dire uccidere un cane o picchiare dei bambini”. Tiene a ribadire, soprattutto, che il video del fattaccio sia finito online “per sbaglio”, non per un goffo tentativo di far parlare di sè, come avevano sibillinato alcune malevole testate online
Inavvertitamente, però, il rapper ha postato la “storia” (aka la storia di lui che si fa una mezza pippa) pubblicamente e non in privato. Che poi se pure ai king dello swag tocca ricorrere alle pugnette davanti alle foto delle gnocche social saturate su Ig calore 32%, la situazione del maschio eterosessuale medio dev’essere proprio balle di fieno nella steppa, filtro Amaro.
In ogni caso, qualcuno è riuscito a salvare il video e a caricarlo su YouTube ancora prima della repentina rimozione da parte del diretto interessato e allora eccoci qua ad ammirare il pacco del Guè, già diventato meme virale con tanto di gattini e unicorni. Se non addirittura oggetto di critiche feroci sulla modalità della pippa che, a quanto pare, il rapper si sarebbe fatto con l’indice e il pollice “in pratica la prossima volta fa prima a usare le bacchette del giapponese” sogghigna qualcuno su Twitter. A prescindere dal modus operandi, dai tecnicismi, insomma, nella versione originale, se ci consentite una piccola nota a margine, l’amico Cosimo non pare nemmeno messo malaccio per quanto “inquadrata così, dal basso, pure io c’ho il pisello” commenta da casa un’amica di chiare origini francesi. Ma sia come sia, l’importante è come lo si usa, il social.
E appunto sui social il rap era già da mò diventata una questione del cazzo.
Nota è la faida che vede scontrarsi il team #SenzaPagare composto dalla coppia doppio platino Fedez + J-Ax versus i #Gentleman Guè Pequeno + Marracash. Il dibattito è avvincente, un certame poetico più aulico del dolce stilnovo a colpi di storie Instagram fratricida. E pensare che un tempo c’erano i dissing, quelli veri, quelli per cui due rime in croce dovevi pur saperle metterle in fila. Sarà che il 2030 si avvicina e che l’ipotesi di Ambra Angiolini primo Presidente donna non sia la più terribile, visto i miseri scenari attuali e le scoraggianti proiezioni future.
Tornando al magico mondo del rap, in soldoni, il fatto sotteso agli attuali scazzi è questo: Fedez e J-Ax vendono più di Marracash e Guè quindi tanto basta a far partire l’hating. Se per l’uscita di “Gentleman”, oggi disco d’oro, Pequeno si lanciava in proverbiali stories contraddistinte da frasi segnanti quali “nella vita c’è chi nasce minchia secca e chi nasce minchia dura, io sono nato la seconda”, Fedez rispondeva prontamente “puoi solo leccarmi i capezzoli perché #senzapagare è ancora numero 1 top in classifica”.
Epico poi lo scontro dal vivo nel gennaio scorso. Pare che il socio di Cosino, Marracash, e il prode Federico si siano incontrati per caso a una sfilata di Moschino (da sempre raduno dei veri ghetto king) e che il Marra abbia abbassato lo sguardo per non incrociare quello del rivale. Questa almeno la ricostruzione di Fedez che presto ricevette sobria smentita social da parte del rivale: dopo averlo definito “egoinomane”, infatti, il Marra ha chiosato l’episodio con l’immortale epitaffio poetico: “se abbasso lo sguardo è perché mi arrivi al cazzo, #babbazzo”. Il tutto mentre il cagnolino di Chiara Ferragni, fashion promessa sposa di Fedez, veniva immortalato col vibratore di Chiara Ferragni, fashion promessa sposa di Fedez, appunto, tra i dentini. Instagram Stories.
Salmo, non è un’ “Estate dimmerda”. È proprio un’estate del cazzo.
Per concludere in bellezza e pure, già che c’era, per metterci una pezza, Pequeno ha postato un video di BelloFigo (lo pseudo-surreal rapper di Pasta con Tonno) che intona ossessivamente la (non) hit “mi faccio le seghe”. Che swag.
Successivamente si è prodigato in storie Instagram del tutto necessarie atte a precisare concetti tipo: “farsi una sega non vuol dire uccidere un cane o picchiare dei bambini”. Tiene a ribadire, soprattutto, che il video del fattaccio sia finito online “per sbaglio”, non per un goffo tentativo di far parlare di sè, come avevano sibillinato alcune malevole testate online. Il rapper chiude mandando cuori alle fan che gli avevano inviato “messaggi d’amore” in dm. “Mi spiace ma non posso rispondere a tutte”, aggiunge. Anche perché vista la dedizione con cui lo fa, rischierebbe di stare chiuso in casa vista smartphone per un mese, altro che agosto al mare. Uno se non alla dignità, almeno alle vacanze ci tiene.
Nel frattempo il rapper Federico, reduce da una data *ovviamente* #souldout in quel di Gallipoli, si autoposta su Instagram mentre, spanciato sul lettone di una stanza d’albergo, annuncia che fra poco inizieranno le sue vacanze estive glissando sul pacco-nemico con un sorrisetto beffardo. E speriamo sia finita qui.
Ora non ci resta che ascoltare un po’ di rap fatto da chi lo pratica davvero agevolandogli però una piccola ma doverosa precisazione: Salmo, non è un’ “Estate dimmerda”. È proprio un’estate del cazzo.
Vabbè, balliamo.