Usa, un account Twitter rivela nomi e cognomi dei suprematisti di Charlottesville

Confidano forse nell’anonimato del branco, ma se hanno il coraggio delle loro idee non dovrebbero nascondersi. Un account invita alla delazione e chiede alla rete di riconoscere e nominare i partecipanti. Un’iniziativa che fa discutere

È un account Twitter attivo dal 2012. Si chiama “Yes, you are racist” e da qui Logan Smith, un ragazzo americano di circa 30 anni denuncia, ogni giorno, le persone razziste. Aveva cominciato ritwittando chi scriveva messaggi discriminatori, spesso introdotti dalla frase “Io non sono razzista ma..”, e negli anni si è guadagnato un certo seguito (e numerose critiche) fino ad arrivare a 260mila follower. Ora ha deciso di salire di livello.

Dopo i fatti di Charlottesville, Virginia, del 12 agosto 2017, le cose sono cambiate. La marcia di suprematisti bianchi (anche definiti alt-right, o con più esattezza neonazi), spaventati dalla minaccia di una “sostituzione etnica”, ha generato una serie di scontri con gli oppositori. Alcuni sono rimasti feriti. E una ragazza è morta investita da un’auto, guidata proprio da un suprematista bianco, lanciata contro la folla.

Logan Smith ha deciso che fosse il momento di cambiare tipo di approccio, e ha chiesto alla rete di aiutarlo a denunciare, smascherandoli, i partecipanti della marcia. Ha pubblicato alcune immagini degli scontri insieme a unn invito molto preciso: “Se riconoscete qualcuno dei nazisti in marcia a Charlottesville, mandatemi il loro nome e il loro profilo. E io li farò diventare famosi #GoodNightAltRight”

Da quel momento sono partiti gli smascheramenti. Uno a uno, i partecipanti vengono riconosciuti e denunciati come tali. Non solo vengono rivelate le identità delle persone, ma anche eventuali legami con alcune figure politiche. Insomma, se pensavano di farla franca, non ci sono riusciti.

Come ogni cosa, anche questa operazione ha suscitato qualche perplessità. Alcuni utenti sono stati infastiditi dall’intrusione nella vita privata delle persone (eppure erano in una marcia pubblica, a volto scoperto: dovrebbero avere la responsabilità delle loro azioni), dall’invito alla delazione e dalla possibilità (come è avvenuto) di fare errori, denunciando la persona sbagliata.

Ma appunto, se le idee sono forti e decise, forse le persone che le portano avanti lo sono un po’ meno. Almeno, non quando non sono in gruppo e vengono additati dalla pubblica opinione come razzisti. Che, anche se è vero, non piace a nessuno.

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