I bambini crescono, i loro vestiti no. Un fenomeno del tutto banale che, però, si traduce in un problema economico per le famiglie: soldi da spendere, anno per anno, centimetro per centimetro. Sarebbe un’esagerazione pensare a un vestito che, a differenza di tutti quelli che esistono, cresca insieme al bambino? Non più. Il giovane designer Ryan Yasin ha trovato la soluzione: un mix di tessuti e principi matematici, di prodotti per astronauti e tecniche di scultura.
“Mi sono chiesto: è possibile che i vestiti diventino oggetti dinamici anziché statici?”. E così è nata l’idea di una tipologia di vestiti ispirata alla tecnologia degli origami. Sono formati da una serie di pieghe allungabili in 3D che accompagnano lo sviluppo fisico del bambino dai tre mesi ai tre anni. Aiutano le famiglie a risparmiare (o almeno a fare un investimento unico) e soprattutto a non danneggiare l’ambiente – dagli effetti disastrosi dell’industria tessile.
Per essere precisi, sono vestiti che impiegano tessuti con una struttura auxetica, cioè si espandono in larghezza se vengono allungate anche in lunghezza (e funzionano anche al contrario). Certo, la difficoltà era trovare le stoffe giuste, i colori giusti, le condizioni giuste. Senza però dover mettere il materiale a contatto con la pelle dei bambini (cosa per cui i genitori erano molto restii a impiegare la sua nuova invenzione).
E così nasce una nuova idea, un nuovo tessuto: sembra un’armatura medievale, è resistente all’acqua, può essere piegata e pulita senza problemi. I bambini del futuro potranno vestirsi meglio, meno e in modo più sostenibile. Visto il mondo che stiamo lasciando loro, sarà anche inevitabile.