Fermi tutti: anche i formicai sono pieni di formiche che non lavorano

Secondo gli studiosi, sarebbero almeno il 40% della popolazione di una colonia. Se ne stanno tranquille e non combinano niente. Forse hanno anche loro – forse – una qualche funzione, ma passano la maggior parte del tempo a girare i pollici

Fin dentro le favole sono il simbolo dell’industriosità, del duro lavoro, della virtù dell’impegno. Le formiche – contrapposte alle cicale – faticano, collaborano, mantengono unita la società e si permettono anche di funzionare come metafora. A volte vengono usati per indicare il risparmio sulle piccole spese, a volte per lodare la laboriosità fitta, continua e senza compiacimento dei bravi lavoratori. Ebbene, come per tutte le metafore, la verità è diversa. Anche le formiche, nel loro piccolo, passano il tempo a non combinare un cavolo.

Non tutte, sia chiaro. Ma una buona parte: si calcola, in un paper pubblicato su Plos One, che almeno il 40% delle formiche passa il tempo a battere la fiacca. Ma come: ma non erano il simbolo della laboriosità? Pare di no. Sembra che anche nel mondo dei formicai la popolazione si divida – come nell’America immaginata da Paul Ryan – in “maker” e in “taker”.

Secondo i ricercatori, nonostante vivano nella pigrizia, anche queste quattro formiche su dieci hanno qualche utilità. Prima di tutto, sono un “serbatoio genetico”. Poi possono essere usate come riserve nel momento in cui le altre formiche, più produttive, muoiono. Infine, se proprio le cose vanno male, diventano una fonte di cibo per le altre. Insomma, una vita pigra ma non proprio tranquilla.

La colonia tipo, allora, si suddivide in quattro “ceti”: lavoratrici che passano il tempo camminando per il formicaio, inattive e pigre, lavoratrici che escono dal formicaio e procurano il cibo, inferimere che si occupano delle nuove arrivate. In percentuali e in modi diversi, tutte contribuiscono al benessere della comunità. Con una eccezione: quelle pigre, una volta rimosse dai ricercatori, non vengono mai sostituite. Non ci stupisce: nessuna azienda (per così dire) ha bisogno di rimpiazzare un dipendente che non lavora.

X