Godetevi Dybala, il Messi di questa serie A stracciona

La tripletta de la Joya imbarazza Higuain che è costato di più e segna molto meno. Il Napoli travolge il Benevento con Mertens, ma alla squadra di Sarri manca la testa. L'Inter gioca male, vince e fa paura. E Icardi coi capelli da Super Sayan è tutt’altro che super

MARCO BERTORELLO / AFP

Dalla quarta giornata di Serie A si sono capite tante cose ad esempio che Dybala non è Messi, e probabilmente non lo sarà mai, ma è il nostro Messi, quello che noi, in Serie A ci meritiamo. La tripletta segnata contro il Sassuolo lo porta a 8 gol in 4 giornate, imbarazzante per uno che non fa la prima punta di ruolo, è imbarazzante per chi ci gioca contro e forse anche insieme, vero Gonzalo? Dybala non è Messi, è Dybala e ce lo teniamo così.

Tutte le grandi hanno vinto: Juve, Inter, Milan, Lazio, Roma e Napoli. E a proposito di Napoli parliamo di Mertens che come Dybala ha realizzato una tripletta nel 6-0 complessivo contro il Benevento nel derby campano. Storia, qui, non c’è stata. Napoli di un livello imprendibile per i giallorossi e dopo la sconfitta in Champions, sia per Juventus che per Napoli, la vittoria serviva. Perché non è la tecnica, la tattica, il carisma che manca ma, soprattutto per la squadra di Sarri, manca la testa. Manca l’esperienza di affrontare certe partite e certe situazioni che quest’anno non può mancare.

Perché non è la tecnica, la tattica, il carisma che manca ma, soprattutto per la squadra di Sarri, manca la testa. Manca l’esperienza di affrontare certe partite e certe situazioni che quest’anno non può mancare.

Da questa giornata si è capito che l’Inter di Spalletti gioca, male, ma gioca. Che è già una grossa differenza dal non giocare come l’Inter faceva lo scorso anno con Frank De Boer e poi con Pioli. L’Inter gioca, male, e vince.

Questo preoccupa molto le altre grandi perché anche la squadra di Spalletti si candida alla corsa per lo scudetto ma la storia qui è ancora bella lunga. E Icardi coi capelli da Super Sayan è tutt’altro che super.

Ma da questa giornata si è capita anche un’altra cosa: i giovani italiani ci sono. L’Italia c’è, non è morta. Non siamo la Spagna e non serve solo il campo per confermarcelo ma questi giovani e quest’Italia c’è. L’ho capito dall’ennesima prestazione buona e dal grandissimo gol di Enrico, pardon Federico Chiesa, dalla grande partita di Pellegrini della Roma contro il Verona, del gol di Belotti e di Baselli del Torino, del gol di Lasagna dell’Udinese al Milan, delle grandissime giocate di Lorenzo Insigne, dei gol di Ciro Immobile e della prima doppietta in Serie A del baby fenomeno Pietro Pellegri. Non è una scommessa, Pellegri è una meravigliosa scommessa. Una scommessa, la scommessa che noi, la Serie A, ci meritiamo.

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