Come ci si informava quando non c’erano ancora i giornali? Il modo più semplice era ascoltare canzoni. Nel 17esimo secolo, prima (e anche dopo) che le gazzette e i quotidiani diventassero un fenomeno diffuso, la maggior parte delle persone ascoltava un genere particolare di ballate, quelle che raccontavano i fatti più recenti messi in rima su melodie familiari. Lo raccontano molto bene qui.
Venivano stampate su fogli di bassa qualità e vendute e recitate per strada e nelle piazze. Pochi sapevano leggere, per cui la canzone – più della semplice lettura – rappresentava uno strumento efficace per attirare e intrattenere il pubblico. Oltre che per memorizzare il contenuto.
Gli argomenti erano gli stessi di oggi: c’era la cronaca nera (delitti efferati e interventi delle forze dell’ordine, ma anche disastri naturali), la politica, gli esteri, le guerre. In più (soprattutto in Francia e in Inghilterra) c’erano le “ballate dell’esecuzione”, che raccontavano – con dovizia di particolari efferati – le dure punizioni subite dai criminali. Erano sempre un grande successo. Alcune, per capirsi, sono sopravvissute fino a oggi.
This lenton sises [Lenten Assizes] last their fact was tri[e]d,
Where they were cast, condemnd and for it di[e]d,
Robert was prest to death because that hee
Would not bee tride by God and the country.
Richard was hangd by his owne Fathers dore,
Which did torment and grieve his friends full sore,
Now hee ands brother both do hang in chains,
This is a just reward for murders gaines
Gli argomenti non mancavano mai. “Tutto a Parigi diventa materia per una canzone”, diceva lo storico e cronista della vita quotidiana francese del 18esimo secolo Sébastien Mercier. Parlava proprio di questo. Nel 16esimo secolo, ebbe una certa importanza lo scontro con i Protestanti francesi. Asserragliati a La Rochelle, avevano proclamato una repubblica spirituale, rifiutandosi di scendere a patti con il re. Le cronache seguirono la vicenda passo dopo passo:
Le Roy vous fait offrir
Grace & misericorde,
Et ne pouvez souffrir
La paix ne la concorde,
Il faudra qu’une corde
Pour dompter vostre orgueil,
A la fin vous accorde
Vous serve de cercueil.
Come si vede, anche allora i cronisti dimostravano di essere schierati: in difesa delle posizioni del re, coprivano di insulti e minacce i protestanti: “una corda metterà a freno il vostro orgoglio”, recita la ballata. Al confronto, i titoli di Libero appaiono scritti da educande.