Una lingua strana. Così strana che si distingue, per anarchia e totale insofferenza alle regole, da tutte le altre lingue europee. L’inglese fa ammattire chi lo studia e divertire chi lo parla già. Questa pagina è una dimostrazione tra tante del fatto che, in inglese, non ci siano norme e leggi che tengano. Tutto è imprevedibile.
Ad esempio il fatto che gli inglesi siano gli unici in Europa (ma non solo) che non dicono ananas per indicare l’ananas. Preferiscono pineapple. Che bizzarri.
Nemmeno la spiegazione è chiara. La parola ananas deriva da nana, che in Tupi-Guaranì (lingua di alcuni nativi sudamericani) significa “frutto eccellente” – e non si può che essere d’accordo. Viene adottata da spagnoli e portoghesi e poi esportata nel resto del mondo, insieme al frutto, in tutte le loro colonie. Si diffonde in fretta, insomma.
Pineapple, invece, in origine indicava il “frutto del pino”, cioè la pigna (in un’epoca in cui apple non significava mela, ma “frutto” in generale). Solo dopo il 1660, vista la somiglianza con il nuovo frutto tropicale, gli inglesi si convincono a chiamare pineapple anche l’aanas. Per un bel po’ la terminologia oscilla: pineapple viene impiegato per definire entrambe le cose, ma dalle retrovie si vede arrivare, sempre più prepotente, pine cone (usata anche oggi). Il nuovo innesto contribuisce a fare un po’ di chiarezza ma nel frattempo provoca anche una piccola rivoluzione. Pineapple non indica più la pigna ma solo l’ananas. E la pigna diventa, da quel momento, solo pine cone (aiutano anche il fatto che apple è usato sempre di più solo per la mela e che l’esportazione di ananas dalle Hawaii, dove sono prodotte in gran quantità, porti la dicitura pineapple).
Lo stesso percorso mentale viene seguito anche dagli spagnoli, che però si fermano un attimo prima. Anche loro notano la somiglianza con la vecchia pigna e anche loro decidono di chiamare il nuovo frutto piña, cioè, appunto, “pigna”. A differenza degli inglesi, però, accettano l’ingresso della nuova parola ananas e anzi la fanno diventare prevalente. Alla fine mantengono l’ambiguità: per dire “ananas” si usa ananas, certo. Ma anche piña. E chi ha assaggiato la piña colada capisce al volo).
In Francia la somiglianza non ha provocato confusione: il frutto nuovo è diventato ananas, il frutto vecchio ha mantenuto la sua denominazione. L’Italia ha seguito questa strada. I tedeschi hanno provato in un primo tempo a fare come gli inglesi, con un pinapfel che non è rimasto nell’uso, ma presto si sono adeguati anche loro allo standard mondiale di ananas. Infine i thailandesi, che non chiamano l’ananas né ananas né pineapple, bensì subparot cioè con una parola nuova apposita. Forse sono stati i più originali di tutti. Perfino degli inglesi.