Erano i tempi della Guerra Fredda: fu lì che la Germania intera – anche se ancora divisa – si appassionò ai film western. Comiciarono, negli anni ’60, i tedeschi dell’Ovest. Poco dopo seguirono i cugini dell’Est, inondando i cinema della Ddr con tantissimi Indianerfilme.
Li chiamavano così. E come suggerisce la parola, i tedeschi dell’Est – a differenza di quelli del lato occidentale – tifavano per gli indiani. Non per caso. Come sostiene il professor Gemünden in questo studio, dedicato al cinema politico, tutti i film di ogni tempo e luogo sono (anche) prodotti ideologici. Per i tedeschi orientali, che si identificavano con gli indiani, la lotta contro i cow-boy era un modo chiaro per raffigurare la lotta contro il sistema capitalista. Nei film le diverse tribù contrastavano l’avanzamento a Ovest della frontiera degli Usa. Loro, un secolo dopo, combattevano contro l’avanzamento a Est. Entrambi – va notato – hanno perso.
Le radici di questo amore per le grandi pianure americane, diffuso da entrambi i lati della cortina di ferro, affondano però in un’epoca ben più antica e conducono dritte dritte ai romanzi dello scrittore Karl May, nato nel 1842 e morto nel 1912. È uno degli autori più popolari e amati in Germania: i suoi personaggi, l’indiano Winnetou e il tedesco Old Shatterhand, fanno parte del bagaglio culturale dei tedeschi. I suoi libri, amati da Albert Einstein e da Adolf Hitler (a indicare l’apprezzamento più che bipartisan), hanno fornito un immaginario nuovo e alternativo ai limiti della mentalità borghese della nuova industria, ambientato in un fantastico e selvaggio West attraversato da uomini tedeschi generosi e forti.
Come spiega sempre Gemünden, l’identificazione esistenziale dei tedeschi con gli indiani va ben oltre un posizionamento politico. È “il desiderio non solo di capire gli indiani meglio degli altri (in particolare, degli Usa), ma anche meglio degli indiani stessi”. Lo dimostra la grande varietà di musei, club e campi indiani diffusi nel territorio tedesco. Forse – e qui si azzarda – in questo modo viene celebrato, attraverso l’artificio di una proiezione, l’antico passato del popolo germanico: nomade, diviso in tribù e valoroso osso duro per i conquistatori romani.
Insomma, come gli indiani d’America, in fondo anche i tedeschi si vedono come un popolo che, da sempre, lotta per resistere. Ma che al tempo stesso non è programmato – e lo si vede anche oggi – per dominare.