La rivincita dei cinquantenni. Questo potrebbe essere il sottotitolo di questo articolo. Questo potrà essere il titolo di un articolo di consuntivo del progetto che oggi, 11 settembre 2017, Max Pezzali, Nek e Francesco Renga hanno presentato ai media se, come auspicano i diretti interessati, e come auguriamo a questi simpatici e talentuosi cinquantenni, i numeri daranno loro ragione.
Nei fatti oggi è uscito nelle radio il singolo “Duri da battere”, che ha per titolare Max Pezzali ma che lo vede alternarsi al canto con Nek e Francesco Renga, titolari del featuring. E sempre oggi è stato presentato un tour collettivo che partirà il 20 gennaio 2018 a Bologna e che, si vagheggiato in conferenza stampa, potrebbe approdare in estate negli stadi di Milano e Roma, se le cose andranno come dovranno andare (a vagheggiarne, va detto, sono stati i giornalisti, coi cantanti e Ferdinando Salzano di Friends and Partners, promoter del tour, a fare invece i cauti più che i vaghi).
Tanta roba, insomma.
Tanta roba partita, a detta dei tre artisti e dei promoter, dalla canzone, e prima ancora dall’amicizia tra i tre, tutti intorno ai cinquanta e tutti in scena da circa una trentina d’anni e con carriere indiscutibili alle spalle. Versione, questa, messa decisamente in dubbio di Claudio Cecchetto, del team Pezzali, che ha candidamente ammesso che l’idea è nata da Salzano, per poi trovare la quadra prima nel brano e quindi nel tour. Come dire, prima è arrivata l’idea di mettersi insieme per un tour, a quel punto Max ha sfornato il brano che poteva andar bene per un progetto discografico, e solo poi si è tirato fuori anche il progetto del tour.
Ci sta, è plausibile, e, anche se meno poetico dell’idea che il tuto sia partito dal basso, da una voglia di cantare e suonare insieme, perfettamente lecito. Perché i tre nomi in questione sono, in effetti, riferimento di un pubblico ampio e quanto mai mainstream, che non solo in larga parte coincide, ma che potrebbe serenamente ritrovarsi ad apprezzare i repertori dei tre cantanti in questione, magari senza averci pensato prima di Duri da battere.
A vederli lì, mentre presentano il progetto, appare chiaro che i tre si intendono bene tra loro, che sono simpatici, questo è un fatto, e tutti dotati di personalità che non avranno problemi a confluire in un progetto comune. Tutte popstar, per intenderci, ma anche persone capaci di interagire senza lasciarsi andare a vezzi e atteggiamenti da prima donna. Ci ha scherzato su proprio Pezzali, sottolineando come il suo ruolo sarà quello di stare in mezzo a due cantanti dalle voci incredibili e di bellissimo aspetto. Tante risate, quelle che ci siamo fatti sentendoli parlare.
Non è invece stato spiegato cosa sarà questo tour. Perché se ci è stato detto che i tre saranno sempre sul palco, e che quindi non avrà luogo un triplo set, uno per nome, con incursioni casuali nei set altrui, è altrettanto chiaro che il non aver ancora identificato un direttore artistico rende praticamente impensabile il tutto. Che strada sonora prenderanno i repertori dei tre cantanti?
In un periodo in cui assistiamo impotenti a Riki che domina le classifiche a suon di firmacopie o a voci pure come quelle di Arisa relegate a fare i refrain in brutte canzoni usa e getta, sapere che ci sono tre artisti che si mettono insieme per provare a fare uno scatto di reni rasserena
Quella tipica di Pezzali, l’unico dei tre a non aver mai tradito la propria attitudine artistica, con una cifra riconoscibilissima, certo ammodernata nel tempo, ma sempre sua, o quella electropop dell’ultimo Nek, figlia della collaborazione con il producer e autore Luca Chiaravalli, o ancora quella di Renga, anche lui orientato verso l’electropop, come nell’ultimo singolo di cui un subconscio amorevole ci fa dimenticare il titolo, seppur con un lato rock sempre presente, sottotraccia?
Qualcuno, generosamente, ha tirato in ballo la collaborazione tra Dalla e De Gregori in Banana Republic, ma è proprio la presenza alla direzione artistica di un mostro come Ron ad aver reso fattibile, allora, l’incontro tra i due artisti. Ecco, sarebbe bello capire chi sarà il Ron di questo incontro. Di più, sarebbe interessante se ci sarà un Ron, perché in caso il tutto potrebbe davvero dare frutti insperati.
Perché nonostante chi scrive abbia bollato l’ultimo lavoro di Nek come il più brutto disco della storia della musica italiana, non certo senza un tocco di paradosso, è chiaro che i tre sono artisti non solo capaci di tenere il palco, con tutta l’esperienza alle spalle che hanno, ma anche di riempire la scaletta di un concerto di brani che sono entrati nella storia della nostra musica leggera, senza se e senza ma.
Certo, guardare a San Siro o all’Olimpico, oggi, sembra eccessivo, anche se avere Ferdinando Salzano alle spalle potrebbe fare i soliti miracoli del caso, ma di certo questo progetto è sulla carta quanto di più interessante si stia vedendo, in epoche di canzonacce trap, di album come quello di Nina Zilli, praticamente morti prima ancora di aver visto la luce, e di tormentoni fatti a tavolino che suonano come brutte canzoni di Umberto Tozzi o Antonello Venditti (ma il Venditti minore, quello che amiamo dimenticare).
In un periodo in cui assistiamo impotenti a Riki che domina le classifiche a suon di firmacopie (un giorno, se troverò la forza, scriverò dei suoi selfie invasivi con le fan) o a voci pure come quelle di Arisa relegate a fare i refrain in brutte canzoni usa e getta, sapere che ci sono tre artisti che si mettono insieme per provare a fare uno scatto di reni rasserena. Hanno cinquant’anni e sono duri da battere, è vero, e lo si legga con il piglio dell’uomo fatto e con la pancia che, in terza categoria, è pronto a spezzare le caviglie al ragazzino tutte finte e dribbling ma niente esperienza e niente cuore. Facciamo noi lo stesso coi colleghi più giovani, del resto, come potremmo non apprezzare?
Il fatto che il tutto parta da un brano di Max Pezzali, poi, cioè sicuramente il più strutturato dei tre, non può che farci ben sperare. Per ora, singolo “Duri da battere” alla mano, vien da dire che saranno proprio i due vocalmente più attrezzati e di bell’aspetto a dover inseguire Max, perché sentire Nek e Renga che provano a infilare gli accenti al posto giusto sul singolo è sicuramente la vittoria di Max sulla metrica.
Noi che siamo soliti non fare sconti a nessuno, che guardiamo al lato oscuro della forza come si deve guardare al lato oscuro della forza, senza pietà, facciamo il tifo per loro, anche in virtù dell’amicizia che ci lega a parte dell’ensemble e che non ha senso tenere nascosta. Nella speranza che Nek torni a fare Nek, che Renga si decida, per una volta, di fare il quasi cinquantenne e nella certezza che Max, uno cui spesso viene imputata una sorta di sindrome di Peter Pan, lì a raccontarci di gioventù e vita di provincia oggi come allora, saprà fare da guida a un combo inedito ma frizzante. In una parola pop. Non ci deludete, mi raccomando.