Basta con Weinstein e Asia! Godetevi il sesso e i suoi problemi con “Big Mouth”

La serie animata Netflix, racconta la pubertà vissuta dagli adolescenti in modo esilarante e politicamente scorretto. Che sollievo vederci restituire il sesso nella sua selvatica, odiosa e meravigliosa indomabilità, senza premesse e censure

Educazione sessuale, quoi faire? Chi lo sa cosa sia più giusto, tra modello latino (tesoro, il fratellino l’ha portato la cicogna), modello inglese (dal 2019, correrà obbligo in tutte le scuole del Regno, pubbliche e private, di impartire lezioni su cosa significhi essere in una coppia, come si fa l’amore, come si costruisce una relazione “sana ed equilibrata”), modello università della vita (il genitore omette l’esistenza di una sfera sessuale, tanto prima o poi i suoi figli incontreranno qualcuno che glielo dirà, no?), modello Psycho (amore, il sesso è roba per delinquenti che abbandonano le loro madri).

In Italia, il problema non si pone abbastanza ma si dovrebbe porre: negli ultimi anni sono aumentate le malattie sessualmente trasmissibili (un dato impensabile: nel 2014, sono stati diagnosticati 3695 nuovi casi di AIDS); è stato rilevato che i bambini accedono ai siti porno, in media, dagli otto anni in su; le ragazze (diciamo pure ragazzine) madri sono in aumento (e mica solo in Italia: Nick Hornby, nel 2007, ci aveva scritto un romanzo young adult, si chiamava Tutto per una ragazza ed era pure bellissimo); non esiste un accordo sull’opportunità o meno di parlare di gender nelle scuole (l’episodio cult è quello del sindaco di Venezia, Brugnaro, che dieci giorni dopo la sua elezione, due anni fa, ritirò dalle scuole i libri che sfioravano l’argomento); la cronaca è piena di litigi furibondi tra sindaci, insegnanti, genitori che non trovano una linea comune su come e se parlare di sesso a scuola (a febbraio scorso fecero discutere – e anche un po’ sorridere – il vescovo sardo che minacciò di revocare l’idoneità di insegnamento al professore che aveva osato parlare in classe di come si viene al mondo e il “corso sull’affettività” denunciato da un insegnante come “ingerenza inammissibile nella vita dei nostri figli”).

“Comunque alla scuola media statale hanno iniziato un piano di educazione sessuale: sembra impossibile, eppure è vero ed è voluto dal Ministero! Non ci credete? Andate e vedete, hanno già stanziato due miliardi per comperare i cavoli”: così cantava Francesco Guccini, nella sua Talking sul sesso. Era il 1973 e non sembra cambiato molto da allora. Anzi, probabilmente le cose sono anche peggiorate e non tanto a scuola, tra i ragazzi, ma nel mondo adulto, dove il sesso è inibito non solo dalla forza coercitiva e consolidata del tabù, ma dall’idea che sia quasi sempre uno strumento di sopraffazione, che quindi lo si possa e lo si debba educare e domare, forse a causa di una distorsione di due processi che avrebbero dovuto corroborare la rivoluzione sessuale degli anni Sessanta e, invece, se non hanno contribuito, neanche hanno ostacolato che si trasformasse in una specie di controriforma di cui vediamo il paradosso: la sessualizzazione (è una parola orribile, avete ragione: appunto) di tutto e l’idea che al sesso e ai suoi impulsi concorrano soprattutto fattori culturali, che sia possibile sciogliere il legame tra sesso e istinto, che si debba – come si deve – distinguere tra attributi sessuali e istituti (molto dibattuta, soprattutto nella riflessione intorno a utero in affitto/gestazione per altri/maternità surrogata, è la distinzione tra maternità e istituto della maternità e tra maternità e gravidanza).

E poi, c’è il vasto mondo oltre il cisgender: un numero elevato di differenze sessuali che reclamano, con insistenza crescente, il proprio specifico. Insomma, un gran casino davanti al quale gli adulti si ritirano o spaventati o sonnecchiando, mentre ai bambini si tenta di chiudere gli occhi (modello università della vita). L’implosione che ne consegue è uno dei tratti del nostro rapporto con il sesso meglio rappresentati in Big Mouth, serie Netflix di cui è interessante quanto poco si parli, sebbene sia esilarante, scritta magnificamente e politicamente scorretta – contiene, cioè, tutti gli ingredienti che a moltissimi altri prodotti hanno garantito la venerazione – e dura pure poco, 20/25 minuti a episodio, non è mica invalidante come Game of Thrones.

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Inizia così: liceo americano, ultimi banchi, due ragazzi assistono, oscillando tra perplessità e disgusto, alla lezione di educazione sessuale sulla composizione dell’utero. Alla prima pronuncia della parola “vagina”, a uno di loro appare il Mostro degli Ormoni, un pelosissimo diavolo erotomane che sbava su tutto, trova erogene pure le lavagne e le tube di Falloppio (“Falloppio, che parola gustosa!”). Il ragazzino, imbarazzatissimo, lo supplica di andare via, ma quello niente, non se ne va a meno che non gli sia data soddisfazione. Come? Il ragazzo deve per forza masturbarsi: “dai, andiamo in bagno, dai dai dai”.

Obbedisce? Certo, naturalmente. Appunto: naturalmente. Sullo sfondo, tra i primi banchi, una ragazza dice: “come mai, in tutti questi video, la pubertà per ragazzi è tipo il miracolo dell’eiaculazione e noi ragazze siamo solo un gomitolo di tubi doloranti?”. “Che schifo!”, sussurra qualcuno, dietro di lei, che risponde “Già! Per questo ci serve la parità di retribuzione!”. Si vede che sono gli Stati Uniti, no? Ricordate adolescenti femministe o nevrotiche in una qualche serie italiana recente? Ma sono gli Stati Uniti anche perché interviene il fico della classe e dice: “Secondo mio padre, prendendo il congedo di maternità, avete già la parità di retribuzione”. Riposta: “Ma tuo padre è uno stronzo di avvocato per chi guida in stato di ebbrezza”.

Sono gli Stati Uniti a cui siamo stati preparati dai Simpson e restano sullo sfondo. La serie racconta la scoperta del sesso tra gli adolescenti e, meglio, il modo in cui il sesso s’impossessa della vita degli adolescenti, la strappa dal controllo familiare (ambientale?), ne maciulla la volontà e la lancia nella tempesta ormonale senza un accidenti di bagnino, di boa, di bracciolo. Mentre acceleriamo il nostro invecchiamento costringendoci ad abolire la natura, per sostituirla con la cultura, Big Mouth la ristruttura e rappresenta, in vigorosa forza e salute, sotto forma di spiritelli, uno maschio e uno femmina, sboccati, gaudenti, viveur, costantemente nudi (il maschio ha sempre con sé il “pisello ebreo”, diciamo di scorta, con tanto di kippah e occhiali da vista), scattanti, ricattatori, infantili, bizzosi, lunatici, iniqui, anarchici, sensuali, sensualissimi, mal consigliati e mal consiglieri (“tua madre è in declino, tu sei un fiore, smetti di chiamarla mamma e cacciala via!”; “di’ al tuo amico di mandare alla sua fidanzatina una foto del suo cazzo: le ragazze lo adorano, soprattutto quando sbuca fuori dal contesto!”).

Che sollievo vederci restituire il sesso nella sua selvatica, odiosa e meravigliosa indomabilità, senza premesse, senza avvertimenti, senza “attenzione questo potrebbe urtarvi, questo non è adatto a voi se siete troppo sensibili, tutto quello che state per vedere è frutto di pura fantasia”, vederlo soggiogare e manipolare il momento in cui una femmina e un maschio diventano un uomo e una donna e capire che forse non c’è pericolo, né nel lasciare gli adolescenti in balìa del tumulto ormonale, né nel ribadire la netta differenza tra maschile e femminile

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Che sollievo vederci restituire il sesso nella sua selvatica, odiosa e meravigliosa indomabilità, senza premesse, senza avvertimenti, senza “attenzione questo potrebbe urtarvi, questo non è adatto a voi se siete troppo sensibili, tutto quello che state per vedere è frutto di pura fantasia”, vederlo soggiogare e manipolare il momento in cui una femmina e un maschio diventano un uomo e una donna e capire che forse non c’è pericolo, né nel lasciare gli adolescenti in balìa del tumulto ormonale, né nel ribadire la netta differenza tra maschile e femminile. Che sollievo ricordarci che c’è stato un tempo della nostra vita in cui abbiamo trovato sensuali persino i pomodori, le sedie, i cuscini (se donne: abbiamo avuto a che fare con coetanei che trovavano sensuali persino i pomodori, le sedie, i cuscini). E che ce ne vergognavamo ed era terribile e non volevamo l’erezione, le mestruazioni, l’orgasmo, le polluzioni, i peli, le tette, il sudore.

Che sollievo vederci restituire il sesso nella sua selvatica, odiosa e meravigliosa indomabilità, senza premesse, senza avvertimenti, senza “attenzione questo potrebbe urtarvi, questo non è adatto a voi se siete troppo sensibili, tutto quello che state per vedere è frutto di pura fantasia”, vederlo soggiogare e manipolare il momento in cui una femmina e un maschio diventano un uomo e una donna e capire che forse non c’è pericolo, né nel lasciare gli adolescenti in balìa del tumulto ormonale, né nel ribadire la netta differenza tra maschile e femminile. Che sollievo ricordarci che c’è stato un tempo della nostra vita in cui abbiamo trovato sensuali persino i pomodori, le sedie, i cuscini (se donne: abbiamo avuto a che fare con coetanei che trovavano sensuali persino i pomodori, le sedie, i cuscini). E che ce ne vergognavamo ed era terribile e non volevamo l’erezione, le mestruazioni, l’orgasmo, le polluzioni, i peli, le tette, il sudore.

La scoperta del piacere femminile è raccontata divinamente e, insieme ai suoi sensi di colpa – la secchiona al suo primo bacio: “Oddio, perdonami, non avrei mai dovuto spingerti addosso il mio monte di Venere!” -, alle sue inversioni, alle sue timidezze, stupisce e terrorizza sia le femmine che i maschi. C’è un episodio in cui tutte le ragazze del liceo impazziscono per un libro, “La rocca di Gibilterra”, un romanzo rosa-storico sulle travagliate pene d’amore di un eroe latino, Gustavo. I maschietti non capiscono perché le femmine lo amino tanto e sospirino, in estasi, quando lo leggono, finché una ragazza spiega loro “quello che eccita le ragazze è che Gustavo e la sua donna non possono fare sesso!”.

E i genitori? Mamma e papà progressisti, felici, in pace con il sesso tanto da sembrare continuamente in procinto di farlo anche durante la cena, manuali dell’educazione sessuale viventi e parlanti che, concordi su tutto, dicono frasi come “tesoro, se sei gay è anche meglio, parlacene liberamente” o “tua madre non solo ha partorito voi tre senza epidurale, ma ha anche fatto questa meravigliosa cena”, hanno un figlio imbranato, che trema davanti alle donne. Il ragazzino che, per primo, conosce i tormenti della pubertà e ha l’onore di essere selezionato dal Mostro degli Ormoni come suo primo cliente, ha una mamma che tenta di insegnargli come si fanno i bambini servendosi di una banana e di un preservativo e un padre che la interrompe e urla “quando vorrà sapere qualcosa, farà bene a tenere la bocca chiusa!”.

Poiché la settimana #Weinstein è stata quella che è stata, qualche esagerazione ha suggerito che gli uomini sono mostri e che il sesso piace solo a loro, se possiamo, disintossichiamoci con “Big Mouth”. Magari il passo successivo potrebbe essere un impegno sensato per trovare la maniera migliore di fare educazione sessuale distinguendola dall’igiene mentale.

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