Il terremoto non si può (ancora) prevedere, però in qualche modo ci si può preparare. Non si sa né l’ora né il giorno. Ma alcuni consigli, soprattutto per le persone che vivono in zone sismiche, possono essere utili. Prima di tutto, insomma, la sicurezza. O meglio, la messa in sicurezza.
Prima di un terremoto, la cosa più importante è mettere in protezione la casa. Fondamenta, muri, difetti strutturali devono essere controllati, analizzati e, se considerati critici dagli specialisti, rimessi a nuovo. Mobili, librerie, scaldabagni vanno attaccati ai muri, i rami degli alberi del giardino potati con cura. Se la zona è a rischio, non è una cattiva idea stipulare un’assicurazione sui terremoti.
Anche gli interni dovranno adeguarsi: elettrodomestici e oggetti pesanti andranno conservati negli scaffali più bassi e lontano dai corridoi. Quadri e specchi lontano dalle zone in cui si sta seduti e dai letti. Questi, a loro volta, dovranno essere distanti dalle finestre (il pericolo dei vetri infranti è reale). Gli armadi dovranno essere serrati con chiavistelli, e dentro ci saranno gli oggetti infiammabili e più fragili.
Non solo: gli abitanti della casa dovranno sapere a menadito come togliere acqua, gas ed elettricità. E anche usare gli estintori (che non possono mancare). I genitori lo dovranno insegnare ai figli, dal momento che il terremoto può capitare anche quando gli adulti sono fuori casa. In tutti i casi, ogni famiglia dovrà sapere già, in automatico, cosa fare in caso di scossa: dove ci si ripara? Quale sarà il punto d’incontro? I più prudenti dovranno anche predisporre un kit di sopravvivenza. Le cose possono sempre andare male. Servirà allora un sacco con cibo a lunga conservazione, acqua, attrezzi da campeggio, torce, radio con batterie, occhiali contro la polvere, medicine (quelle necessarie) e cerotti. Non bisogna dimenticare una copia dei documenti più importanti (identità, ma anche conti bancari).
E se arriva? Non tergiversare, ma: buttarsi per terra, cercare rifugio, tenere duro. È l’unica cosa da fare. Se si è in casa, è meglio uscire, evitando gli oggeti che cadono. Meglio restare in una stanza e mettersi a gattoni, per non cadere (e rischiare di farsi del male). I migliori luoghi per ripararsi? Tavoli e scrivanie resistenti. O se no andare sotto un muro di volta. Coprire la testa e il collo con le mani e aspettare che la scossa passi. Ma con la consapevolezza che non finirà: quasi sempre a ogni terremoto seguono altre scosse di assestamento, vicine.
Se si è fuori, basterà evitare gli alberi, i sottopassaggi, i lampioni, i ponti, le linee elettriche e gli edifici in generale. In macchina, bisognerà tenere la cintura, allontanarsi da tutto ciò che può cadere e aspettare, con il freno a mano tirato.
Dopo il terremoto, la cosa più importante è restare in guardia: ci saranno altre scosse. Se si vive in una zona di mare, bisognerà mettersi al riparo da un eventuale tsunami (in Giappone sono preparati, ogni isola ha i suoi rifugi contro le ondate). In certi contesti possono capitare, invece, allagamenti e slavine. Chi può, aiuti gli altri. Indossi le scarpe e vada in cerca dei dispersi, ma senza entrare in edifici pericolanti. Nel frattempo, cercare di ottenere le notizie alla radio, che possono rivelarsi preziose (numeri d’emergenza, istruzioni particolari, informazioni aggiuntive).
Se le scosse non sono state gravi e hanno lasciato solo qualche crepa, è il caso di richiamare gli specialisti e rimettere tutto in protezione: i terremoti tornano.