La vita è breve, l’arte è lunga. E se fosse il contrario? Se – come accade ormai da decenni – la durata della vita media diventasse sempre più lunga, quali sarebbero le conseguenze? Come insegna il mito di Titone, inseguire l’immortalità è un grave errore se ci si dimentica, nel frattempo, dell’eterna giovinezza. Il problema è, allora, nell’invecchiamento. Quello che per gli inglesi è l’ageing e che viene, già oggi, combattuto. L’obiettivo finale è di rallentarlo il più possibile. L’utopia sarebbe, addirittura, di bloccarlo.
Ma sarebbe un bene? È un tema che affrontano questi ue video: il primo di Kurzgesagt, il secondo di C. G. P. Grey. Le domande che si sollevano sembrano fantascientifiche ma, in realtà, altro non sono che esercizi filosofici. È giusto vivere più a lungo? Non è, in modo semplice, quello che l’uomo cerca di fare ogni giorno, cioè allungare la propria esistenza? E come diventeremmo se l’età media fosse di 200 anni? Più saggi? Migliori? Più attenti anche nei confronti dell’ambiente? (Del resto il problema del clima non sarebbe un’eredità da lasciare a chi viene dopo di noi, ma qualcosa che, in età più avanzata, si dovrà affrontare di persona). E ancora: che senso avrebbe il tempo? E il lavoro?
Come si vede – cosa che i demografi sanno benissimo – tutta la società è modellata sulla base della durata media della vita di una persona. Quando cambia, lo fa – tra le altre cose – per adeguarsi ai cambiamenti dell’età della popolazione. Come si vivrebbe, insieme, se tutti potessero vivere fino e oltre 200 anni?