La sottile simbologia delle immagini ufficiali dei potenti

Dalla posa danzante di Luigi XIV al dinamismo di Napoleone. Fino ad arrivare ad un giovane arrivista (lo sembra suggerire lui stesso) che ha preso in mano, da nuovo presidente, le sorti della République

Come funziona il potere? Lo spiegano i ritratti dei leader. Posa, figura, sfondo sono tutti elementi simbolici che raccontano molto di più di quanto si pensi. Il potente, quando deve, parla per immagini e comunica la sua personalità, la sua idea di governo, la sua visione. Come spiega questo articolo molto informato, succedeva già molto tempo fa. Fin dai tempi del Re Sole.

Luigi XIV, che regnò sulla Francia dal 1643 al 1715, era un grande amante della danza. Addirittura, per 22 anni, ballò in opere e spettacoli, interpretando ben 70 ruoli (tra questi, anche quello di Giove nel Balletto dell’Impazienza, di Molière e Lully) e perfino fondando, primo nel mondo occidentale, l’Académie Royale de Danse. E la danza, che non era solo la sua passione, ma anche il segno di riconoscimento dell’aristocrazia, diventa la cifra fondamentale dei suoi quadri.

Come si può vedere sopra, Luigi XIV è ritratto nella “quarta posizione classica”, una posa fondamentale, inventata proprio in quel periodo dal maestro di danza del re, Pierre Beauchamp. Saper danzare era una componente essenziale della vita sociale dei nobili. Il simbolo delle buone maniere, riconoscibile in tutti i Paesi europei. Assumendo questa posizione il Re Sole esprimeva la sua regalità (la quarta posizione simboleggiava autorità e sicurezza) e, con lo sfarzo alle sue spalle, comunicava la sua ricchezza e il suo potere.

Le cose, però, cambiano in poco tempo: 74 anni dopo arriva la Rivoluzione, la monarchia viene decapitata e a danzare i minuetti non ci pensa più nessuno. Anche il potere, che finisce nelle mani di un talentuoso militare corso come Napoleone Bonaparte, assume nuove simbologie.

In questo dipinto del 1812, opera di Jacques-Louis David, si vede che niente è come prima. Napoleone non assume posizioni classiche di danza. Al contrario, è davanti alla sua scrivania, con una gamba in avanti e il peso sull’altra: una sorta di dinamismo, mobile e veloce, che si contrappone alla statuaria stabilità della monarchia del secolo precedente. Un concetto rafforzato dall’orologio alle sue spalle: il tempo che scorre, la dimensione della storia che si muove alle sue spalle. Come si nota qui, è più il ritratto di un Prometeo che di un Giove. Cioè l’immagine di un eroe che sfida gli dèi principali, regalando il fuoco e il progresso agli uomini. Così anche Napoleone, che ha appena terminato la stesura del Codice Civile, ha sradicato (per sempre) il mondo dei privilegi stabilendo una legge fondamentale che vale per tutti.

E adesso? Dal momento che i fotografi sono i nuovi ritrattisti, si può tentare la stessa analisi sull’immagine principale del nuovo presidente francese Emmanuel Macron.

La figura, come si può osservare, è molto lunga (occupa gran parte dell’immagine), anche se non è intera. Come Napoleone, è in posa di fronte alla scrivania. Come Luigi XIV, è statico. Il suo è un potere non aristocratico, ma solido. Come Napoleone ha l’orologio (puntato alla stessa ora!) e i libri, solo che, a differenza del Codice, sul tavolo ci sono alcuni volumi della letteratura francese – piuttosto rivelatori, se si pensa che figura un libro come Il Rosso e il Nero di Stendhal, cioè la storia di un giovane e spregiudicato arrivista. Come Luigi XIV è contornato da drappi: non stanno a indicare la sua ricchezza ma, visto che sono due bandiere (francese ed europea), simboleggiano cioè le due fonti di legittimazione del suo potere.

Dietro di lui, infine, c’è una finestra spalancata su un cielo azzurro e un giardino rigoglioso, le cui chiome convergono, insieme alle braccia tenute nella tipica power pose dei manager, sul suo volto. Uno splendido avvenire, una storia francese. Un dettaglio, però, che non ha preso né dal Re Sole né dall’Imperatore. Forse lo ha copiato da Berlusconi.

X