L’inglese e le parole della civiltà: “kind of” e “sort of”

Espressioni bandite dal lessico aziendale perché comunicano insicurezza sono, in realtà, anche quelle che tentano, forse in modo goffo, di proteggere la sensibilità dell’interlocutore. O anche quella, sempre densa di sfumature, della realtà

Più o meno. Quasi. O meglio ancora: “tipo”. Tutte queste espressioni, che tendono a mitigare il senso della frase, in inglese vengono rese con “kind of” o “sort of”. Interscambiabili, più o meno, servono sempre a diminuire, ridurre, attenuare. Sono quelle che, secondo un machista articolo di Fastcompany, le persone non dovrebbero dire se non vogliono dare una cattiva impressione agli altri. Perché? Denotano insicurezza.

In realtà l’inglese è una lingua elastica e prevede, nella sua comunicazione, anche un certo grado di sensibilità. Le interazioni, del resto, si basano anche su questo: il rispetto degli altri. Se in Giappone, come si è scritto anche qui, è quasi impossibile dire no, nei Paesi dove si parla inglese questi problemi non ci sono. Resta però la possibilità di addomesticare la potenziale offesa di una parola: “kind of” e “sort of” servono proprio a questo. Ingentiliscono il discorso e comunicano quella forma di ambiguità – o incertezza – che riguarda sempre le cose umane.

Secondo Fastcompany, che preferisce concentrarsi sull’aspetto della comunicazione aziendale, queste formule sarebbero da evitare. Chi le usa dà l’idea di non sapere, davvero, di cosa parla. Comunica, più che rispetto, insipienza. Hanno ragione. Il problema però è che non basta bandire queste espressioni per guadagnare la stima dei colleghi (alla lista aggiungono altre parole della civiltà come “maybe”, o “possibly”, “potentially”). Il problema è un altro, è alla base e non si risolve cambiando il modo di parlare. Kind of.

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