In un’isola tropicale, in mezzo all’oceano, un gruppo di scienziati è riuscito a estrarre il dna di un animale estinto da tempo. E adesso si prepara a riportarlo in vita. Può sembrare una storia già sentita (o già letta, se qualcuno si ricordasse che Jurassic Park era stato, prima ancora che un film, un libro di Michael Crichton) ma è la realtà. In questo caso, però, in mezzo alle Galapagos, non si cerca di resuscitare antichi dinosauri ma, in modo forse meno pericoloso, una tartaruga (di terra) della categoria Floreana, scomparsa da circa 150 anni.
L’obiettivo? Come spiega allo Smithsonian Magazine la scienziata Gisella Caccone della Yale University, si tratta di ripristinare una forma di vita distrutta dai disastri combinati dall’uomo e, in questo modo, riportare in equilibrio l’ecosistema dell’isola. Tutta colpa dei marinai del 1700, che passando tra le varie isole dell’arcipelago avevano importato animali allogeni come topi e gatti, sovvertendo il delicatissimo ordine naturale della zona.
Hanno fatto anche del bene, però. O meglio, lo hanno fatto senza saperlo. I geni del genere Floreana, estinto ormai da tempo, sopravvivono in una specie simile, scoperta per caso su Wolf Island, un’isola sperduta dell’arcipelago delle Galapagos. Sarebbero, in sostanza, dei cugini di secondo o terzo grado, sopravvissuti all’estinzione grazie alla loro posizione. Come specifica la scienziata, questo è successo grazie agli stessi marinai dell’epoca: “Catturavano le tartarughe dall’isola, le portavano sulla nave come riserva di cibo e poi, quando era evidente che sarebbe bastata la carne di balena a disposizione, le abbandonavano su altre isole”. Un caso di contaminazione gravissimo ma che, in questo caso, ha portato alla conservazione di un prezioso patrimonio genetico.
Gli scienziati, dopo aver estratto il sangue alle povere tartarughe di Wolf Island, hanno ricostruito il dna della Floreana e si preparano a riportarla in vita. Proprio come accade ai dinosauri di Jurassic Park. All’inizio si tratterà di una specie non “pura”, spiega la ricercatrice: i geni saranno legati a quelli di altre tartarughe, ma saranno programmati per prevalere sugli altri. Col tempo (ma ce ne vorrà tanto, sottolinea), nascerà un nuovo esemplare di tartaruga Floreana. “Con ogni probabilità, nessuno di noi sarà vivo per vederlo”, sospira.
Nel frattempo i piccoli di tartaruga Floreana saranno allevati in cattività per cinque anni (tempo minimo perché si sviluppino abbastanza per non diventare facili prede di roditori e uccelli) nel centro dell’isola di Santa Cruz. Poi, raggiunta l’età giusta, saranno lasciati andare. Si riprodurranno, avranno il loro impatto e, alla lunga, riporteranno equilibrio nell’ambiente. Sempre che, come si teme, non sia già troppo tardi.