Ma davvero in un teatro greco si può sentire una moneta cadere? Sembra di no

Lo dice uno studio scientifico: il suono si può sentire solo nelle prime due file. Più oltre non va. Chi dice di aver sentito può essere vittima di condizionamento psicologico

È un classico di tutte le visite alle rovine dei teatri degli antichi greci: si gira lungo i palchi, si ascoltano le spiegazioni improvvisate delle guide e, alla fine, si assiste al solito show, quello della monetina lasciata cadere nel centro della scena. Il suo rumore, dicono, si può sentire in tutti gli angoli del teatro.

Ecco, non è vero. Lo dimostra uno studio condotto dagli scienziati dell’Università di Tecnologia di Eindhoven, in Olanda, che hanno presentato i risultati della loro ricerca a un convegno del settore, l’Acoustics ’17 di Boston.

La storia della monetina, dicono, è tutta una invenzione. Il suono, hanno provato a sperimentarlo con uno studio apposito, si sente solo nelle prime file. Bastano un paio di metri e già diventa inudibile. Gli scienziati hanno fatto il loro lavoro con cura: hanno ripetuto gli esperimenti in diverse condizioni ambientali: a orari del giorno differenti e con livelli di umidità diversi. Il risultato, però, non è mai cambiato.

Insomma, si trattava di una bufala. Ma gli studiosi classicisti non ci stanno e reagiscono. La ricerca, hanno detto, “non fornisce prove scientifiche sufficienti”, le conclusioni sono “arbitrarie” e comunque ci “vorebbe un controllo”. E poi, aggiungono alcuni, non bisogna pensare a come è ora, ma a come era una volta. Allora sì, dicono, che i suoni erano distinguibili con chiarezza in tutto il teatro.

Come al solito, quando non si sa come reagire, la si butta in caciara. Cosa c’entra, vien da pensare, che il suono fosse cristallino 2.300 anni fa, quando la monetina viene lasciata cadere al suolo adesso, più volte al giorno? È probabile che gli ornamenti, la struttura stessa, il materiale (il marmo era liscio, non ruvido) contribuisse alla resa finale dell’acustica. Poi – particolare non da poco – c’erano le maschere.

Ma la questione si gioca sull’attualità, sul giochino delle guide e sul meccanismo di auto-suggestione che porta a dire ai turisti, che pure non hanno sentito nulla, di aver sentito – perché, come dimostrano tutte le dinamiche di gruppo, pochi osano distaccarsi dall’opinione dominante perché rischiano di figurare come fessi o guastafeste. E allora il falso predomina.

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