Pir, meglio attivi che passivi: ecco la classifica dei migliori

Dalla loro nascita i Piani individuali di risparmio stanno vivendo un momento d'oro: finora hanno raccolto 5 miliardi in soli nove mesi. I più redditizi sono quelli a gestione attiva dei i fondi comuni rispetto agli Etf che si limitano a ripetere l'indice di riferimento in modo passivo

Dalla loro nascita i Pir stanno vivendo un momento d’oro difficilmente pronosticabile e sono tanti i risparmiatori italiani che hanno deciso di investire in questo prodotto finanziario. Secondo il ministero dell’Economia, i Pir hanno già raccolto 5 miliardi in soli nove mesi e gli scambi all’interno dell’Aim, il mercato della Borsa Italiana dedicato alle piccole e medie imprese del nostro Paese, sono aumentati del 517%. Non male, per un mercato storicamente a corto di liquidità.

Chiariamo subito: per acquistare un Pir bisogna essere una persona fisica, residente in Italia. E ogni singola persona non può averne più d’uno a testa. Qualunque risparmiatore, in teoria, potrebbe costruire il proprio Pir, scegliendo le sue preferite tra le imprese italiana, ma sebbene possa essere appagante giocare all’investitore “fai da te”, il modo più semplice – e meno rischioso – di approcciarsi a questo mercato è quello di affidarsi ai professionisti e scegliere tra i piani già disponibili sul mercato. Anche questa, a suo modo, è una sfida: attualmente di Pir ce ne sono 55, o addirittura più di 80 se consideriamo che ogni comparto può avere più classi a seconda di come si distribuiscono i proventi o, ancora, a seconda del profilo delle commissioni. Ma come scegliere i migliori?

Ci sono due modi per investire nei Pir. Si può scegliere una gestione passiva con gli Etf. O una gestione attiva con i fondi comuni. Gli Etf, acronimo di exchange trade fund, sono strumenti finanziari negoziati in Borsa come un’azione che replicano passivamente l’Indice finanziario al quale si riferiscono. Mentre i fondi comuni d’investimento forniscono un servizio di gestione collettiva del risparmio. Alcune tra le società di gestione del risparmio hanno cercato di facilitare l’acquisto di Pir per i consumatori. AcomeA per esempio, permette di sottoscrivere i suoi prodotti Pir in tre modi: online, oppure tramite i collocatori della stessa Sgr, o ancora direttamente in Borsa.

Secondo un report sulla performance dei fondi Pir nel 2017 condotto dagli analisti di Intermonte Advisory e Gestione i fondi a gestione attiva battono alla grande gli Etf. Per capirci: il fondo “AcomeA Italia” dalla sua nascita a oggi, ha realizzato performance due volte migliori dell’Etf Itamid. I fondi a gestione passiva come gli Etf si limitano a replicare l’indice di riferimento e per questo perdono molte delle potenzialità offerte dal mercato. Sempre secondo la relazione, l’approccio più selettivo da parte dei gestori dei fondi sta premiando lo stock picking. L’approccio, cioè, all’investimento azionario basato sullo studio dei bilanci e della storia di una società prima di decidere quali singole azioni detenere nel proprio portafoglio azionario.

A suffragare questa tesi c’è la classifica di quelli che sinora, dall’inizio del 2017 a oggi, sono i Pir migliori per rendimento. Il primo è di gran lunga AcomeA Italia Q2, a gestione attiva. Creato ad aprile del 2017 ha dato già un rendimento del 25,06%. Il Pir è gestito da AcomeA Sgr, la prima Sgr italiana ad aver offerto i propri fondi comuni ai risparmiatori tramite Borsa Italiana. Ha un patrimonio di circa 55,8 milioni di euro e tra i Pir a gestione attiva è quello con le spese correnti annue più basse: (0,91%). Al secondo posto c’è invece il Pir Zenit Italia W. Anche in questo caso, il rendimento nel 2017 è stato molto alto, pari al 22,86%, ma i costi di commissione sono più alti: il fondo Zenit Sgr, che ha un patrimonio di 27,1 milioni, chiede infatti l’1,3%. Sul podio anche se meno di Zenit Pianeta Italia E, anch’esso di Zenit Sgr, che a fronte di un rendimento di poco inferiore (22,62%) richiede un costo di commissione dell’1,8%. Subito dopo c’è il Pir Schroder Italian equity A CAP. Eur che ha garantito dall’inizio di quest’anno il 18,69% di rendimento a fronte di un costo di commissione pari all’1,25%. Il patrimonio del fondo non è stato dichiarato. Al quinto posto di questa classifica c’è Axa WF Faramlington Italy F Cap Eur con 18,14% di rendimento da inizio anno. Anche qui come nel Pir Schroder il patrimonio non è stato dichiarato, ma i costi di commissione sono convenienti. Con solo lo 0,75% è il più basso costo di commissione di gestione di tutti i Pir sul mercat

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