Sei giorni alle elezioni in Sicilia, e la notizia al momento è principalmente una: la pessima prova di governo data dal M5S a Roma – la prova che avrebbe dovuto affossarlo, cancellarlo dalla scena del voto utile, farlo retrocedere alle proporzioni di una chiassosa setta d’opposizione – non ha influito in alcun modo sul suo appeal e sulla sua “votabilità”. Il candidato grillino alla presidenza regionale, Giancarlo Cancelleri, è saldamente indicato (a seconda dei sondaggi) al primo o al secondo posto. La campagna quasi ossessiva sui pasticci commessi dai grillini al governo della Capitale si è rivelata pressochè priva di effetti pratici e nessuno in Sicilia sembra chiedersi: ma non è che ci accolliamo pure noi una Virginia Raggi?
La biografia del candidato governatore è molto simile a quella della sindaca di Roma. Pure lui quarantenne, pure lui cresciuto nell’esperienza civica dei meetup e dei gruppi d’acquisto, pure lui con un’esperienza politica limitata a cinque anni di opposizione. Pure lui prescelto dopo la controversa esclusione dalla gara di un diretto concorrente. Anche nel settore “gaffe” la somiglianza colpisce. Se la Raggi promette che Roma aderirà al Patto per il Clima (salvo scoprire che ha aderito già dal 2009), Cancellieri giura che fermerà e riconvertirà il petrolchimico di Gela, che però è chiuso da almeno due anni. E però non c’è niente da fare nemmeno su questo terreno: le polemiche “ad personam” che hanno trafitto leader locali ben più scaltri, a cominciare dal pirotecnico Rosario Crocetta, con il Movimento non attaccano, non funzionano, finiscono lì.
Sia come sia, tra le molte cose che avranno un punto-e-a-capo in Sicilia ci sarà anche l’idea che gli errori della Raggi, della Chiara Appendino, di Filippo Nogarin o di qualunque altro esponente grillino sul territorio, riconosciuti da gran parte dello stesso Movimento, possano avere serie conseguenze nazionali.
Cinque Stelle come una religione, che magari i preti sbagliano ma in chiesa si va sempre? Cinque Stelle come Jeeg Robot, supereroi della stagione del gentismo? Cinque Stelle come i vecchi partiti ideologici, come il Pci di una volta, col suo inossidabile zoccolo duro che ingoia pure l’invasione dell’Ungheria, e figurati una frase sbagliata o un capo di gabinetto licenziato? Sia come sia, tra le molte cose che avranno un punto-e-a-capo in Sicilia ci sarà anche l’idea che gli errori della Raggi, della Chiara Appendino, di Filippo Nogarin o di qualunque altro esponente grillino sul territorio, riconosciuti da gran parte dello stesso Movimento, possano avere serie conseguenze nazionali.
Nell’ultimo sondaggio diffuso sulla Sicilia, Cancellieri è stato quotato al 35 per cento. Cinque anni fa aveva portato a casa il 18 per cento: quindici punti guadagnati in un arco di tempo così piccolo danno la misura non solo della solidità della vecchia base grillina, ma anche della sua capacità di allargarsi e della totale ininfluenza delle campagne politiche e mediatiche costruite per arginarne il successo. I partiti tradizionali, che negli scontri diretti hanno sempre usato l’arma della character assassination contro il nemico (Berlusconi puttaniere, Prodi servo delle banche, Monti schiavo dell’Europa, Alemanno mafioso, Marino ladro di scontrini, eccetera) dovrebbero prendere atto che questa strategia non paga più, di sicuro non contro i grillini.
Se Cancellieri perderà, sarà soltanto per la personalità del suo diretto avversario: l’one-man-band Nello Musumeci, di cui neppure i nemici riescono a dir male, che è tra i pochissimi esponenti del centrodestra siciliano ad aver sempre detto parole chiare su mafia e legalità, e con la sua reputazione politica è riuscito a tappare le innumerevoli falle del suo mondo di appartenenza. E’ un candidato accettato un po’ obtorto collo dai suoi alleati, per gli stessi motivi che lo rendono “appetibile” agli elettori. E magari anche qui c’è una traccia per capire come fare fronte all’avanzata grillina, qual è la musica che si dovrebbe suonare per competere col Jeeg Robot grillino, usando meno gli anatemi e sforzandosi di produrre decenti alternative.