Un videogioco ti farà capire che non sai nemmeno cosa sia una zuppa

Alimento povero, certo. Ma difficile da definire. Ogni Paese ed epoca ha la sua zuppa, e la semplice traduzione dell’inglese "soup" non è sufficiente. Così come la zuppa stessa, in italiano, vuol dire mille cose diverse

In inglese “zuppa” si dice soup. È semplice, i suoni sono simili (del resto proviene dal francese) e la traduzione non presenta particolari ostacoli. Eppure il problema c’è, e non sta tanto nelle differenze italiano-inglese, quanto nel concetto stesso di zuppa. Cosa è una zuppa?

Sembrerà una domanda strana, ma la risposta non è scontata. In polacco, per esempio, con la parola “zuppa” (zupa) si indica qualsiasi cibo cotto nel latte o nel sangue di anatra. Una delizia, certo, ma non per tutti. In italiano, è qualcosa di poco chiaro: secondo il dizionario Treccani, con “zuppa” si ha un “nome generico di minestre in brodo preparate con ingredienti e in modi molto varî, ma servite per lo più con fette o pezzetti di pane tostati o fritti (messi a cuocere insieme o aggiunti all’ultimo momento)”. Il problema che anche la parola minestra, tra Nord, Centro e Sud, varia di significato. Per cui la zuppa diventa un oggetto misterioso, sfuggente, anche se poi, sulla pratica tutti pensano di saperla riconoscere quando ce l’hanno davanti. È così?

Secondo questo videogame no. O meglio: non è detto. Si chiama Something something soup something ed è fatto apposta per affrontare e mettere alla prova la certezza di saper individuare cosa è una zuppa e cosa no. È ambientato nel 2079, in un futuro distopico in cui gli uomini avranno conquistato gli alieni, obbligandoli a stare al loro servizio. Tra le mansioni, c’è anche quella di cuochi. E qui sta il gioco: si dovrà impersonare un povero cuoco alieno che, non capendo bene gli ordini e il senso delle parole umane, dovrà inventare delle zuppe da servire, senza sapere con esattezza cosa siano. Il compito del giocatore è aiutarlo, suggerendogli se il piatto preparato è una zuppa o no. Meno facile di quanto sembri.

L’obiettivo del gioco è proprio questo. Far riflettere sul significato e sulla convenzionalità, spesso non esatta, delle parole. Come spiega a Vice Brazil il suo creatore, il filosofo, architetto e game designer italiano Stefano Gualeni, “alla fine, la definizione di zuppa dipende dalla regione in cui si è, dal periodo storico e dalla persona con cui si parla”. Niente di più vero e wittgensteiniano.

Del resto, secondo il Merriam-Webster, una soup altro non è che “un alimento liquido, in particolare con del brodo di pesce, carne o vegetale alla base e spesso con altri pezzi di cibo solido”. Una minestra, insomma. Con queste premesse vien da pensare che per gli inglesi il pan bagnato sia, alla fine, davvero un’altra cosa.

Entra nel club, sostieni Linkiesta!

X

Linkiesta senza pubblicità, 25 euro/anno invece di 60 euro.

Iscriviti a Linkiesta Club