Alla Leopolda Renzi tornerà rottamatore: guerra agli scissionisti (e appelli al voto utile)

Venerdì apre la kermesse renziana. L’ex premier cercherà un accordo con Mdp (che in realtà non vuole nessuno), e poi, in campagna elettorale, insisterà sul tema del ”volto utile” per erodere il consenso di Bersani e D’Alema

Tempo scaduto, o quasi. Mentre il Partito democratico, con la mobilitazione dei padri nobili, cerca (per il momento invano) di convincere gli scissionisti a fare un passo indietro in nome del centrosinistra unito, è l’atteggiamento di questi ultimi ad aver convinto una parte del Pd che, in fondo, è ora di mettere un punto a tutta questa storia. Le numerose chat legate alla galassia renziana sono un brulicare di commenti contro Bersani e soci. “Basta con questa manfrina, ci sta facendo perdere voti”. E ancora: “Prodi, Veltroni, Fassino, Parisi: siamo tornati a vent’anni fa”. Agli ultras del segretario questa situazione non piace per niente. “Non è possibile – ragiona una parlamentare molto vicina al Giglio magico – che da settimane ormai ci stiamo mobilitando esclusivamente per tirare dentro chi ci disprezza. Il tentativo andava fatto, l’abbiamo fatto. Ora voltiamo pagina”.

Anche perché, prosegue il ragionamento, “l’ha detto anche Renzi che quando parliamo dell’Italia e degli italiani cresciamo nei sondaggi e quando invece parliamo del nostro ombelico andiamo giù”. In effetti la teoria sembra confermata dai numeri: nelle ultime otto rilevazioni effettuate a livello nazionale – con la questione alleanze al centro del dibattito pubblico – la media del Pd si attesta intorno al 25%, poco più poco meno. In pratica lo stesso risultato di Bersani nel 2013. Un disastro.
A infastidire i pasdaran renziani è inoltre il crescente protagonismo dei “grandi vecchi”. Prodi è tornato il punto di riferimento, tanto che alcuni, leggendo oggi l’intervista al redivivo Giulio Santagata su Democratica, organo principe del renzismo, hanno strabuzzato gli occhi: “Altro che rottamazione, qui stiamo ricicciando gente uscita da dieci anni dai radar della politica”.

​L’idea è quella di porre una sorta di ultimatum a Mdp: dateci una risposta definitiva entro venerdì (giorno dell’inizio della Leopolda), dopodiché ognuno per la sua strada. ​La verità, in fondo, è che questa alleanza non la vuole nessuno

Parallelamente al malcontento, cresce la voglia di sparigliare le carte, soprattutto in vista dell’appuntamento con la Leopolda che si svolgerà il prossimo fine settimana a Firenze.

L’idea è quella di porre una sorta di ultimatum a Mdp: dateci una risposta definitiva entro venerdì (giorno dell’inizio della Leopolda), dopodiché ognuno per la sua strada. Senza aspettare quindi l’assemblea della sinistra della settimana dopo. “A quel punto – conferma la fonte renziana – possiamo finalmente porre fine a questo teatrino e cominciare la campagna elettorale”.
La verità, in fondo, è che questa alleanza non la vuole nessuno: non la vogliono gli scissionisti, ansiosi di costruire una narrazione tutta contro il governo, liberi da vincoli di coalizione. Non la vogliono i renziani, infastiditi dal rinnovato protagonismo dei vecchi e preoccupati da eventuali ingerenze nella composizione delle liste.

Renzi, per il momento, si tiene coperto. Non entra nella polemica quotidiana, lasciando a Fassino il compito di provare a ricucire, continuando a mantenere le porte aperte, almeno in apparenza. E l’ultimo segretario dei Ds, nel ruolo di martello inflessibile, si trova benissimo. Resta da definire se e quando ci sarà un incontro vero e proprio con Mdp (probabilmente con Speranza, un faccia a faccia “di cortesia”), ma il vero obiettivo rimane Giuliano Pisapia. Dopo l’agognato sì dell’ex sindaco di Milano, la partita della coalizione potrà considerarsi conclusa e potrà finalmente scattare la fase due del piano elettorale: la campagna sul voto utile, che avrà come bersaglio principale proprio la sinistra di Bersani e D’Alema.

Dopo l’agognato sì dell’ex sindaco di Milano, la partita della coalizione potrà considerarsi conclusa e potrà finalmente scattare la fase due del piano elettorale: la campagna sul voto utile, che avrà come bersaglio principale proprio la sinistra di Bersani e D’Alema

Quale occasione migliore della Leopolda per cominciare a tradurre queste “bellicose” intenzioni in fatti? L’ottava edizione della kermesse renziana per eccellenza seguirà lo schema classico: inizio nel pomeriggio di venerdì 24 con qualche intervento-simbolo dal palco, sabato mattina tavoli tematici, sabato pomeriggio qualche altra storia e domenica il gran finale con l’intervento di Renzi, che solitamente sceglie la vecchia stazione fiorentina per alzare il tono del discorso, in un mix di retorica politica e coinvolgimento emozionale, spinto dall’entusiasmo viscerale di peones in cerca di ricandidatura e fan in cerca di visibilità.

A marcare la distanza con la narrazione politica delle ultime settimane, in cui sono tornati a dominare le prime pagine dei giornali i protagonisti di una stagione che sembrava ormai chiusa, sul palco con Renzi, nelle vesti di conduttori, ci saranno “ragazzi nati negli anni Novanta”. I famosi millennials, voluti dal segretario in Direzione ed esibiti ormai in ogni occasione pubblica, a partire dal “treno dell’ascolto” che, nella sostanziale indifferenza mediatica, sta continuando a viaggiare su e giù per l’Italia.

L’organizzazione della Leopolda, per la prima volta da alcuni anni a questa parte, non sarà più di Simona Ercolani. La nota produttrice televisiva, moglie di Fabrizio Rondolino, non è più nelle grazie di Renzi dopo la fallimentare (e onerosissima) campagna referendaria. Il prossimo weekend vedrà il debutto in cabina di regia di Roberto Malfatto, architetto romano, già motore della campagna elettorale di Veltroni nel 2008, con cui l’ex sindaco di Roma superò di poco il 33%. Una percentuale che significò una sconfitta contro Berlusconi ma per la quale Renzi, oggi, sarebbe disposto a pagare oro.

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