Anche Amazon ti fa capire com’è bello prendersela col poveraccio

Due operai del deposito di Castel San Giovanni arrestati e processati per direttissima per il furto di profumi e un cavetto USB. A volte la giustizia pare si confonda con il “forte coi deboli”

Prendersela col poveraccio è la valvola di sfogo perfetta. È semplice. E poi ha un bel valore dimostrativo. Educa. E poi risponde a logiche sempre più normali. A un qualche tipo di darwinismo sociale che ci sta sempre più entrando nella testa, (e a volte in altri posti che tacere è bello).

Esempio minimo ma interessante. I due temibili ladri fermati a Castel San Giovanni (Piacenza), nel gigamagazzino di Amazon, quello in cui si trovano i bagni sempre perfettamente puliti perché impiegati e operai sono tanto sotto pressione che spesso evitano di far pipì. I due temibili ladri sono due ragazzi di 19 e 20 anni, di origine marocchina, e lavorano lì. A quanto ne scrive la Libertà, il quotidiano locale, hanno tentato di portare via dal magazzino alcuni profumi e un cavetto usb (sì, un cavetto usb). Bloccati dal sistema antitaccheggio. Denunciati. Arrestati dai Carabinieri, che hanno trovato loro la refurtiva nei pantaloni. Processati per direttissima, in due giorni, si sono dichiarati colpevoli, e hanno patteggiato una pena di quattro mesi di reclusione (ma c’è la condizionale, i due temibili ladri sono incensurati, non vanno dentro). Quasi sicuramente saranno licenziati, anche.

Magari è impopolare e forse antilegale dire e pensare questo. Ma non bastava togliergli il cavo usb (da quel posto che il tacere è bello)? Un cazziatone dal caporeparto? Un cazziatone dal Maresciallo della volante? Dal Magistrato?

Magari no, magari il cazziatone informale avrebbe rotto -ipotizziamo- qualche uso interno all’Azienda. E poi sarebbe venuto meno l’elemento esemplare della faccenda: il prendersela col pesce piccolo. Che educa. Ed è dimostrativo.

Il passaggio dal “rispettare le leggi”, al “forte coi deboli”, è un passaggio delicato, sfumato, ma abbastanza fatale. Implica, antropologicamente, un ritorno della logica del sacrificio rituale, che secondo l’antropologo René Girard è una caratteristica delle società tribali. Implica, pure, un ritorno della logica darwiniana (e in molti casi predatorio/aziendale) secondo cui il debole necessariamente soccombe

Un po’ come quei tapini assenteisti sotto processo penale per due minuti di pausa sigaretta (abbiamo raccontato anche questa storia). Tutto quel fenomeno, quel paradigma, quell’insieme di logiche microgiustizialistiche che sono formalmente ineccepibili, forse, ma che trasformano l’idea di repressione spicciola in cultura diffusa.

Il passaggio dal “rispettare le leggi”, al “forte coi deboli”, è un passaggio delicato, sfumato, ma abbastanza fatale. Implica, antropologicamente, un ritorno della logica del sacrificio rituale, che secondo l’antropologo René Girard è una caratteristica delle società tribali. Implica, pure, un ritorno della logica darwiniana (e in molti casi predatorio/aziendale) secondo cui il debole necessariamente soccombe.
Ed ecco, l’episodio dei due pericolosi ladri a Castel San Giovanni evoca proprio quel tipo di atteggiamento culturale.

Per cui, azione dimostrativa per azione dimostrativa e dato che sono pure un po’ nervoso, fra poco esco in pausa caffè, incontro il ghanese che mi chiede una moneta e quasi quasi lo rimprovero. Poi chiamo il call center della compagnia telefonica che mi sta vessando, e me la prendo con l’operatore indifeso. E, dimenticavo (senza offesa), vaffanculo al Benevento.

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