Basta col petrolio: l’Arabia Saudita adesso punta (anche) sul turismo

Per la prima volta nella storia, il Paese ha istituito un sistema per emettere visti turistici. Anche a persone non interessate al pellegrinaggio alla Mecca. Il progetto è accompagnato da idee di mega-resort e centri di lusso. Perché i turisti vanno bene, ma solo quelli con i soldi

Le cose in Arabia Saudita stanno cambiando davvero? Tra un po’, forse, si potrà andare a verificarlo di persona. Eh sì, perché il Paese, uno dei più blindati di tutti, si vuole aprire al turismo. “È stato messo a punto un sistema per l’emissione di visti turistici”, ha detto Sulan ben Salman, capo della Commissione del turismo e del patrimonio nazionale. È una novità, dal momento che, fino ad ora, questo sistema non esisteva.

A parte gli ingressi dei pellegrini della Mecca, i permessi per entrare nel Paese erano (e sono ancora) centellinati. Occorreva la sponsorizzazione di un abitante, un’azienda o un organismo ufficiale. Niente di semplice, insomma.

Le cose cambieranno: la questione dei visti è parte del programma Vision 2030, con cui il nuovo leader del Paese vuole ammodernare il Paese. Il flusso di visitatori porterà molto sviluppo in più: è già in cantiere il progetto di creare una enorme distesa di resort nel nordovest (per 500 miliardi di dollari) e si fa avanti anche l’idea di trasformare una cinquantina di isolette del Mar Rosso in stazioni balneari di lusso. Sempre molto raffinati, i sauditi.

Ma cosa potranno vedere i turisti? A parte i giri nelle dune del deserto (sempre emozionanti, dopotutto), sono consigliate le visite ai siti archeologici nabatei, come la cttà di al Hijr, nel nord-ovest, conservata benissimo, quasi al livello di Petra, in Giordania. Ci sono anche zone più temperate, nel sud-ovest, e città anche piuttosto aperte, come Gedda. E qui si potrà ammirare la fontana del re Fahd, il getto d’acqua più alto del mondo, da far impallidire Ginevra.

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