Sarà capitato anche a voi: ricevere un messaggio in cui il vostro operatore telefonico vi annuncia che il vostro credito è esaurito anche se pensavate che fosse molto più alto, in base alle offerte che avete sottoscritto. Poi andare a controllare i dettagli dei costi attribuiti alla Sim e trovare voci che non si erano mai sentite nominare. Per esempio, chi sa che oltre al costo del piano mensile di abbonamento al cellulare paghiamo anche un “costo del piano tariffario“ di circa 2 euro al mese? Chi è consapevole di quanto costi ascoltare la segreteria telefonica o ricevere i messaggi in cui ci dice chi ci ha cercato? O navigare in rete con una protezione dai virus? Chi sa quanto costa chiamare all’estero? E soprattutto, qualcuno ha idea dei costi per la navigazione extrasoglia? Secondo quanto ricostruito nelle scorse settimane da un’inchiesta del Fatto Quotidiano, se si considerano solo i ricavi da nuove Sim (2,5 miliardi), il 35%, cioè 750 milioni di euro, deriva da costi “nascosti”. Il valore di tutte queste spese sommate è di circa 2 miliardi di euro all’anno in Italia, sui 16 miliardi di ricavi totali. È la stessa cifra che, secondo l’Agcom, le imprese hanno incassato conteggiando, a partire dall’aprile 2016, le bollette su quattro settimane invece che in un mese. Una “gabola” che è stata eliminata dopo le pressioni del ministero dello Sviluppo economico e un emendamento al Decreto Fiscale approvato a metà novembre dal Senato.
Gli altri costi “nascosti”, tuttavia, rimangono. Il loro effetto combinato, aggiunge il quotidiano, ha permesso agli operatori di invertire un trend di ricavi in calo dal 2007. Quello che emerge dall’inchiesta è una continua gara a nascondino tra operatori e l’autorità Antitrust. Che riceve le denunce dalle associazioni di consumatori, commina multe, e vede talvolta gli stessi servizi tornare con nomi e caratteristiche leggermente mutate. Uno dei casi citati è il servizio “One Prime Go” di Tim, che è il piano tariffario di default con cui nascono tutte le nuove linee Tim. Costa 49 centesimi a settimana e dà alcuni vantaggi, come la possibilità di andare al cinema 2 al prezzo di 1, chiamare e inviare sms verso un numero tim a propria scelta e consultare le news dell’app Serie A Tim. Solo che è un servizio che non viene richiesto, che inizialmente è gratuito e poi a pagamento e la cui disdetta costa 3 euro. In precedenza un servizio simile, chiamato Prime, che non era un servizio base ma aggiunto senza richiesta, era stato oggetto di una denuncia dell’associazione Aduc e di una istruttoria dell’Antitrust. Tim, spiega Il Fatto, aveva rinunciato all’attivazione, salvo riproporlo nella tariffa base.
Se si considerano solo i ricavi da nuove Sim (2,5 miliardi), il 35%, cioè 750 milioni di euro, deriva da costi “nascosti”. Il valore di tutte queste spese sommate è di circa 2 miliardi di euro all’anno in Italia, sui 16 miliardi di ricavi totali. È la stessa cifra che, secondo l’Agcom, le imprese hanno incassato conteggiando, a partire dall’aprile 2016, le bollette su quattro settimane invece che in un mese
Ma il “costo di attivazione della Sim” riguarda anche altri operatori. Vodafone è uno di questi, sempre a 49 centesimi a settimana (per il piano Vodafone 19). La compagnia ha fatto parlare di sé anche per il servizio Vodafone Exclusive, per la quale l’operatore fu multato per un milione di euro dall’Antitrust nel marzo 2016, per «condotta poco trasparente per quanto riguarda sia l’attivazione del servizio sia la modalità di addebito degli importi». Il consumatore, secondo l’Agcm, non era stato messo nella condizione «di rendersi conto che “Vodafone Exclusive” era stato effettivamente attivato sui propri apparati mobili e che gli importi mensili relativi a questo servizio venivano prelevati sistematicamente dal credito residuo dei clienti». In seguito c’è stato il rimborso dei sottoscrittori, anche se la legale dell’Aduc, Emmanuela Bertucci, interpellata dal quotidiano, ha detto che non era stato comunicato dall’azienda il totale delle somme rimborsate. Il servizio costa 1,90 euro ogni 4 settimane e viene attivato dagli addetti in contemporanea all’attivazione della Sim. Dà diritto a uno sconto sul cinema, un anno di abbonamento a una rivista digitale e alla navigazione gratuita in caso di utilizzo delle mappe. È gratis per i nuovi clienti, poi si rinnova automaticamente a 1,90 euro al mese.
L’elenco degli altri costi poco noti a chi si ferma a guardare solo il costo dell’offerta complessiva è lungo. Ci sono i costi d’entrata, che si sommano al costo della Sim e che oscilla dai 3 ai 5 euro. Nel caso di Tim funziona così (viene presa in considerazione l’offerta Tim Special Medium): se si rinnova l’offerta su credito residuo è previsto un costo attivazione di 39 euro, in promozione a 5 euro se il numero resta in Tim per almeno 24 mesi. In caso contrario è previsto il recupero dello sconto applicato di 34 euro. Nel caso di Vodafone (esempio offerta Smart) per i nuovi clienti è previsto un costo di attivazione di 29 euro in promozione a 3 euro. Se durante la permanenza in Vodafone sulla Sim vengono effettuate ricariche per almeno 180 euro il costo rimane 3 euro, altrimenti vengono addebitati i restanti 26 euro.
Un’altra voce da guardare nel riepologo dei costi a fine mese è l’ascolto della segreteria telefonica. Wind fa pagare 12,40 centesimi a chiamata. H3G 20 centesimi. Vodafone 1,50 euro. Tim pure (il costo è indicato come 150 centesimi). Nell’era di Whatsapp e della spunta blu il consiglio è quantomeno di chiedersi se ne valga la pena.
Un’altra voce da guardare nel riepologo dei costi a fine mese è l’ascolto della segreteria telefonica. Wind fa pagare 12,40 centesimi a chiamata. H3G 20 centesimi. Vodafone 1,50 euro. Tim pure (il costo è indicato come 150 centesimi). Nell’era di Whatsapp e della spunta blu il consiglio è quantomeno di chiedersi se ne valga la pena
C’è poi il capitolo dei servizi del tipo “ti ho cercato”. Tim distingue tra i clienti ricaricabili e in abbonamento. I primi pagano ogni 1,90 euro ogni due mesi, i secondi 96 centesimi, sempre ogni due mesi. Vodafone include il servizio nel costo della rata per gli abbonati, mentre per i clienti ricaricabili privati il costo è di 12 centesimi al giorno solo in caso di utilizzo. Wind prevede invece una commissione settimanale di 19 centesimi. H3G invece un costo mensile di 1,50 euro.
Anche il tema delle chiamate dall’Italia verso l’estero va chiarito. Le modifiche sul roaming in questo caso non c’entrano, perché a non avere più un costo – dopo l‘intervento della Commissione europea – sono le chiamate dall’estero verso l’estero o verso l’Italia. Per le chiamate che partono dal nostro Paese verso l’estero, dette anche chiamate internazionali, il quadro varia molto a seconda che si abbia una tariffa ricaricabile o un abbonamento che non le includa. Considerando solo come mero esempio le tariffe base di Vodafone, per le chiamate verso l’Europa il prezzo varia da 35 centesimi al minuto a 99 centesimi più 16 centesimi di scatto alla risposta. Per Tim mobile il prezzo per Europa, Usa e Canada è di 50,84 centesimi al minuto (sempre non considerando pacchetti che le includano).
Cosa manca? Alcuni balzelli che applicano solo alcuni operatori, come il controllo del credito residuo via voce; e Rete Sicura di Vodafone, che dopo i primi tre rinnovi costa un euro al mese (finora ogni 4 settimane). Permette di non prendere virus o malware sulla propria Sim; altri operatori non applicano costi aggiuntivi per questo servizio.
L’ultimo capitolo è quello dei costi extrasoglia, che si hanno quando si finiscono i minuti o i giga a disposizione e subentrano le tariffe base. Farsi i conti ex ante sulle aspettative di consumo ed ex post su quanto si è effettivamente speso è essenziale perché le tariffe applicate sono punitive. Il costo al minuto delle chiamate voce oltre i minuti compresi nell’offerta arriva a 29 centesimi al minuto per Wind e H3G. Il costo degli Sms arriva come massimo ai 29 cent di Vodafone e H3G. Gli Mms agli 1,3 euro di Vodafone e Tim. Così come sono particolarmente salati i costi per la navigazione extra-soglia.
Sono sistemi di tariffazione che ricordano molto quelli delle compagnie aeree low cost. In quel caso c’è voluto qualche anno (e molti interventi delle autorità antitrust) perché i consumatori aprissero gli occhi.
Particolarmente spinoso è il capitolo dei costi extrasoglia. Farsi i conti ex ante sulle aspettative di consumo ed ex post su quanto si è effettivamente speso è essenziale perché le tariffe applicate sono punitive