Se incontri un Buddha, uccidilo.
Una vita non dignitosa, é da considerarsi vita? Englaro, Welby, Troilo, Cappato, Coscioni, Bonino, Gallo, Lizzani e la sottoscritta, commossi al momento della votazione che ha visto la vittoria del Biotestamento in Senato, hanno risposto NO, cosí come milioni di italiani. Ma politici oscurantisti, preti e buoni maestri cercano di convincerci del contrario da secoli. Non siamo altro che bambini impauriti – non fanno che ricordarci- anime perse bisognose di cure, protezione, di babbi mamme e tate che pensino a noi, sempre, perfino nel momento del fine vitae. La nostra Italia paternalista e maternalista cerca con ogni mezzo di convincerci che l’ indipendenza del pensiero é sinomino di cinismo e nichilismo e che la cosapevolezza di divenire col tempo (a forza di batoste), uomini e donne mature, sia un peccato di Ubris.
La stessa cosa ha fatto con noi donne. Per secoli ci hanno educato a sentirci fragili , bisognose di attenzioni, denaro e protezione per difenderci dalle insidie in agguato sul sentiero della vita.
Eppure le fiabe dei Grimm raccontano esattamente il contrario. Bambine e bambine che vincono su lupi, orchi e mostri con le loro uniche forze, alla faccia di genitori crudeli.
Giovannin senza paura resiste giorni e tre notti in un castello popolato da fantasmi. Tutto il paese scommette che non ce la fará, il povero bimbetto fragile.. ma lui, testardo, sfida i mostri e vince la paura e la morte. Da Solo.
La legge sul Biotestamento é la vittoria del pensiero libero, laico, gioioso.
La morte (che altro non é che un segmento breve della vita), se sei un individuo consapevole e autonomo, non fa poi tanta paura.
Che la finissero una buona volta i buoni maestri, di considerare noi uomini e donne come anime tremule e smarrite, bisognose di angeli custodi, al solo fine di controllarci meglio.
Mi ricordo che trent’anni fa Monicelli allontanava con l’ironia la mia paura della fine (o la sua?), citando Petrolini.
“Hanno portato l’olio santo? Allora sono fritto”.