Una guida di viaggio intelligente, colta e maneggevole. Adatta a ogni tipo di pubblico – anche se all’epoca (cioè gli anni ’80 del XIX secolo) il pubblico che viaggiava era piuttosto ristretto. Rambles in Rome, di S. Russell Forbes, edito nel 1882, era il miglior compagno di viaggio per gli inglesi dediti, nel crepuscolo del Grand Tour, a visitare l’Italia.
Tra le sue indicazioni il turista dell’élite anglosassone trovava proposte di percorsi, descrizioni di opere d’arte, indicazioni geografiche e cenni storici. Ma soprattutto, alcune avvertenze di ordine pratico, come ad esempio il problema della “febbre”, cioè la malaria, che allora (in epoca pre-fascista) infestava le campagne del Lazio.
All’epoca se ne faceva un gran parlare. Roma è pericolosa, si diceva, insalubre e malata. Tutte voci che facevano infuriare Russell Forbes: “Con ogni probabilità, si può dire che nessuna città del mondo è così chiacchierata per la sua salubrità da parte di persone che non ne sanno niente quanto Roma”, attacca. “Abbiamo conosciuto molti visitatori che si baloccavano con ogni tipo di idee, tutte curiose, sulla salute della città – cosa si debba o non si debba fare, per esempio. E quando chiediamo loro da quale fonte abbiano tratto qeste informazioni, non riescono a fornirne nessuna, tranne un ‘sentito dire’”. Ne emerge un quadro interessante: Roma, in certi ambienti e in certe epoche, era ancora vista come distante, arretrata e pericolosa per la salute. Un viaggio nella città era davvero un’avventura.
E, come tutte le avventure, spesso chi le intraprende non è preparato. “Le persone si ammalano, a Roma, certo”, continua l’autore della guida, “proprio come in ogni altro posto”. Ma il più delle volte, “la malattia è causata dall’imprudenza”, non dalla città. Ad esempio, “si sta al caldo e poi si va in luoghi freddi, oppure si cammina e si gira dal mattino alla sera senza riposo né pranzo”. Un costume antico che, a giudicare dalle abitudini di oggi, è stato del tutto dimenticato. “In tutti i climi caldi occorre osservare certe precauzioni”. Fatto questo, “non c’è nulla da temere”. Lo dice anche un dottore consultato da Russell Forbes, il sig. Liberali: “Il clima di Roma è in altissima misura sano e accogliente per tutti, soprattutto per le persone delicate. Ma devono seguire i consigli di qualche medico preparato del luogo”.
E quali sono questi consigli? Prima di tutto, non preoccuparsi della malaria. “È presente nelle vicinanze della città, soprattutto nei tre mesi più caldi. Ma quello è proprio il periodo in cui non ci sono visitatori a Roma” [come è cambiato il mondo, eh?] “per cui è molto improbabile che vengano contagiati”. Per il resto basterà “evitare i cattivi odori”, “non usare i carri aperti durante la notte”, “pranzare a metà giornata: è essenziale. Meglio una colazione leggera e poi un pranzo che una colazione cospicua ma senza pranzo”.
E ancora: “Nessuna città al mondo è meglio fornita di Roma di acqua potabile di ottima qualità”, e la migliore “è quella di Trevi”, mentre “non si deve bere Aqua Marcia: troppo fredda”. La sera, “meglio coprirsi un po’ per evitare il cambiamento improvviso nell’atmosfera. Non c’è niente di peggio che prendersi un raffreddore a Roma, che sono la radice di ogni male”.
“Non sedersi sulle rovine di notte. Potrà essere molto romantico, ma è molto poco saggio. Meglio camminare, che non fa mai male”. Di notte è meglio “chiudere le finestre”, e “se fa troppo caldo, non bisogna correre all’ombra o in qualche edificio prima di essersi rinfrescati un po’”.
Consigli di buon senso per esplorare una città meravigliosa, parrebbe, il cui unico problema è il clima troppo diverso dalle temperature inglesi. Ma la febbre romana è oggi un ricordo del passato. Il turismo d’élite, colto e avventuroso, anche.