Grazie. Grazie davvero.
Parto da qui, dalla fine. Perché per il Milan è di questo che si tratta, di una conclusione. Di un epilogo. Di un pezzo di storia che si ferma, si guarda alle spalle, sorride, amaramente, e scuote la testa.
È finita.
Grazie. Grazie davvero.
L’esonero di Montella è il classico esempio di una dirigenza confusa, sconclusionata, appariscente ma senza contenuti e che, questo è un male molto grave e profondo, ascolta i tifosi. I tifosi, gente di cuore e di pancia. Il pensiero parte da lì, sempre. Cosa che non dovrebbero fare i dirigenti, pagati per usare la testa. E invece arriva Gattuso. Un allenatore… Un allenatore… No, non ce la faccio. Troppi ricordi.
L’esonero di Montella è il classico esempio di una dirigenza confusa, sconclusionata, appariscente ma senza contenuti e che, questo è un male molto grave e profondo, ascolta i tifosi. I tifosi, gente di cuore e di pancia.
Per me Gattuso è Ringhio, è quel numero 8 dai piedi quadrati, quel mediano che correva e aggrediva a tutto campo, che litigava con compagni, avversari, dirigenti, arbitri e assistenti. Con tutti. Quello è Gattuso. Le sue avventure come allenatore sono tutt’altro che positive ma comunque approda al Milan da uomo che deve salvare baracca e burattini. Ma perché? Perché cambiare per prendere un allenatore mediocre? Cosa potrà fare più di Montella? Sicuramente sbagliare più congiuntivi ma questo non è un problema, l’importante è il campo. Già, il campo. Quel maledetto campo che a Benevento ha regalato il primo punto a Gattuso da allenatore del Milan e il primo storico, leggendario e incredibile punto in Serie A alla squadra campana, ultima in classifica. La storia sembrava scritta. E al 94esimo minuto arriva la beffa: il pareggio realizzato da Brignoli, portiere del Benevento. Un 2-2 che imbarazza tifosi e dirigenza rossonera, un pareggio che glorifica e porta in paradiso la squadra di casa. Un pareggio, tra l’altro, meritato perché la squadra dell’allenatore più grintoso e fumantino della Serie A è una squadra molle e confusa. Il Milan rimane settimo in classifica ma sempre più lontana dall’Inter, prima in classifica. La zona Champions League sembra un miraggio. Anzi, lo è.
Le sue avventure come allenatore sono tutt’altro che positive ma comunque approda al Milan da uomo che deve salvare baracca e burattini. Ma perché? Perché cambiare per prendere un allenatore mediocre?
Questa è una vittoria per la città di Benevento. Un pareggio più importante della battaglia dell’Impero Romano che nel 275 a.C. cambiò il nome e il futuro della città campana. Oggi quel Pirro che portò alla disfatta i suoi uomini ha un nome, e al secolo risponde a Gennaro Ivan Gattuso detto Ringhio. Come dire, l’uomo sbagliato al momento sbagliato.
La storia fissa dei punti nel cielo, si guarda attorno. Scuote la testa ma sorride, sa che il tempo dei ricordi è finito e attende qualcuno che possa scrivere nuove pagine per riempire un futuro che adesso non c’è, e se c’è non è quello che tutti volevano vedere.
Grazie. Grazie davvero.