Tra le sabbie delle dune di Santa Barbara, in California, gli archeologi hanno fatto una scoperta incredibile: un’enorme testa di sfinge da 150 chili. Cosa significa? Che gli antichi egizi erano arrivati fino in America? Che la storia dell’uomo è tutta da riscrivere?
Certo che no. Il reperto non è un antico manufatto, bensì parte della scenografia del film I dieci comandamenti, uno dei primi blockbuster di Hollywood del 1923. Questo però, sottolineano gli archeologi, non significa che non abbia alcun valore storico. Al contrario.
Negli anni ’20 era prassi comune, per i produttori cinematografici, costruire i set in cui ambientare le riprese. Quello dei Dieci comandamenti era, a quell’epoca, il più grande mai realizzato. Cecil DeMille, il regista, non aveva badato a spese: aveva trasferito la troupe sulle dune dell’area di Guadalupe-Nimono e messo in piedi un’architettura enorme, lunga 250 metri e alta 12 piani. Ogni dettaglio doveva essere perfetto, preciso e corrispondente alla realtà storica. Tra i pezzi forti c’era una porta colossale, diverse statue di faraoni e 21 sfingi in gesso.
Fu un’opera, be’, faraonica. Vennero impiegati 1.300 lavoratori, migliaia di chiodi e tantissimo gesso. E poi, alla fine delle riprese, tutto venne insabbiato per espressa volontà di DeMille. Il motivo? Non è chiaro. Secondo alcuni c’erano problemi col budget: il regista era rimasto senza soldi sufficienti per pagare lo smantellamento e il trasporto del set. Secondo altri, non voleva che le sue creazioni venissero utilizzate da altri registi, abitudine molto diffusa all’epoca per tagliare le spese. E così, per quasi un secolo, le scenografie rimasero seppellite nella sabbia.
Ci vollero le ricerche coordinate del filmmaker Peter Brosnan, il braccio di ferro con il consiglio di Santa Barbara per ottenere i permessi per lo scavo (l’area, nel frattempo, era diventata protetta) e iniziare le prime operazioni nel 2012. Il primo reperto trovato, sempre una sfinge, si sbriciolò tra le loro mani. Poi è stata scoperta quest’ultima. Non sarà un manufatto egizio, ma rimane comunque un pezzo di storia, quella del cinema americano e delle scenografie che non si fanno più.