Guarda il soffitto tutto il giorno. Sul soffitto vede i morti. Ogni tanto parla con loro. A volte ride. Anche io, quando la vado a trovare, guardo il soffitto. Forse i morti fanno surf, mi dico. Vorrei imparare a parlare con i morti. Ma i morti, lo so, sono allucinazioni. Un paio di gocce del medicinale giusto e mia nonna, 89 anni, allettata da qualche mese, incapace di sollevarsi senza l’aiuto della badante, quasi sdentata, magrissima, smetterà di vedere i morti, una folla più fiera delle costellazioni, tornando a vedere il soffitto per quello che è, riconoscendomi, rientrando nel mondo, muto, bastardo, crudele. Da maggio la nonna vive tra il letto e la carrozzella. Sulla carrozzella va al tavolo della cucina, dove ingurgita micidiali biberoni allestiti dalla badante. Poi guarda un po’ di televisione. Si stanca presto. Soprattutto d’inverno. Ha freddo. Anche se in casa il riscaldamento è sparato a 26 gradi notte&giorno. Cerco di riconoscere ogni giorno nei suoi lineamenti i tratti di mio padre, morto tre decenni fa. Gli occhi di mia nonna, liquidi e grigi, non sanno nulla del mondo di qui – ieri, ad esempio, ha attaccato un refrain continuo, ‘un po’ di sale, un po’ di sale, un po’ di sale’ – ma sanno vedere il mondo al di là. Mio nonno, che è morto nel 2012, è sempre al suo fianco, gli parla. Poi parla a un mucchio di altri morti che non conosco.Da quando è a letto, i pannoloni sono la nostra divinità, una specie di Apollo fecale. Mia nonna, come tanti altri vecchi, è sola. Non ha mai lavorato, ha la ‘minima’ e l’aiutino di Stato – 500 euro al mese – perché è totalmente inabile, non può badare a se stessa. Con i soldi che ho, riesco a pagare la badante part time, il resto sono salti mortali
28 Dicembre 2017