L’arte nasce dal fuoco, in senso letterale. La frase, di solito dal sapore mistico, nel caso dell’artista canadese Steven Spazuk ha, invece, un effetto molto pratico. Si tratta del fumage, una tecnica resa popolare intorno agli anni ’30 da parte dei pittori surrealisti, che usavano il fuoco come fosse pittura. Fuliggine e carta bruciata: sono questi gli elementi con cui si destreggia Spazuk, per “scolpire”, come dice lui “i pennacchi di fuliggine in modo da dare ombre, forme e lumi” usando spazzole e piume.
Come spesso accade nelle biografie, vere e presunte, degli artisti, l’idea di dedicarsi a questa tecnica – racconta in un’intervista a Slate – gli sarebbe venuta dopo aver fatto un sogno. “Mi trovavo in una galleria, e guardavo a quel paesaggio tutto bianco e nero. Sapevo, dentro di me, che era stato fatto con il fuoco e capìì nel sogno, come utilizzare la tecnica”. Quasi un’iniziazione. “Accadde nell’aprile del 2001. Da quel momento ho solo lavorato con il fuoco”.
È una tecnica particolare che richiede molta attenzione (come è ovvio) e che implica, però, una grande dose di imprevedibilità. I segni che saranno lasciati non dipenderanno soltanto dalla volontà creativa dell’artista, dal suo tocco preciso e calcolato. Ma anche dai guizzi incontrollabili della fiamma. È un elemento, questo, che lo affascina molto. È “un’arte al tempo stesso costruttiva e distruttiva. Un fattore costante di creazione e di scomparsa”.