C’è gente che, di fronte ai “no” ricevuti, non si ferma. Può essere una cosa positiva, se cercano di portare avanti un’idea, un progetto che farà del bene all’umanità e cambiano l’ordine delle cose. Può essere una cosa negativa se, invece, insistono in alcuni atteggiamenti fastidiosi e, alla lunga persecutori, nei confronti di altre persone (l’esempio più semplice è quello di corteggiatori/corteggiatrici indefessi e insopportabili).
Bene, l’inglese è una lingua ricca e consente, oltre alla semplice e standard risposta “no”, almeno altre 21 variazioni. Qui si presentano le sette più interessanti:
Uh-uh; quel suono a metà tra “a” e “u”, un po’ nasale, che si usa anche in italiano. La sua prima apparizione scritta risale agli anni ’20.
Nix; forma di slang vittoriano che somiglia molto al tedesco nichts, cioè “niente”, che anche in Germania diventa, nella scritta abbreviata, nix.
Nope; una forma colloquiale nata nel XIX secolo, insieme all’affermativo yep, per dire “no” con il gusto di aggiungere, non si sa perché, una “p”.
No way; per molti è uno slang, per i più informati è, invece, un uso piuttosto antico, che risale almeno al 1700.
No way, José; chissà perché, a un certo punto, si è cominciato ad aggiungere il nome José, a parte la chiara (quasi) rima che aggiunge sapore e forza al rifiuto. È un uso piuttosto recente, la cui prima attestazione risale al 1979.
Negative; racchiude in sé uno spirito militaresco, da comunicazione tra soldati e ufficiali, con ogni probabilità nato per rendere più chiare possibili le comunicazioni alla radio.
No siree; una forma imparentata con sir, ma che deriva, in realtà, dal cinquecentesco sirrah (molto usato da Shakespeare) che deriva da “sir + un suffisso molto arbitrario”, e usato per rivolgersi a uomini o ragazzi mostrando un certo disprezzo.