Prima con il turismo, poi con tutto il resto. La Cina si muove con i (consueti) passi da gigante per andare alla conquista dei poli. In particolare, del polo artico, ormai diventata meta di turisti appassionati. La maggioranza ci va via nave (lungo l’Argentina, o la Nuova Zelanda) ma una piccola fetta di ricchissimi preferisce l’aereo: prima stop in Sud Africa, poi volo fino alla base antartica. E infine, altro aeroplano per raggiungere il polo. Una novità, che in patria viene venduta come il primo viaggio prenotabile senza rivolgersi ad agenzie straniere.
Insomma, i cinesi che vanno in vacanza in Antartide sono in crescita. Nel 2008 erano stati solo 100. Otto anni dopo sono diventati 3.944: un picco, ma comunque solo una parte del totale dei viaggiatori polari, che la scorsa stagione sono arrivati ben in 44.367, e che vede una netta maggioranza di statunitensi.
La questione è duplice. Perché i cinesi vanno in Antartide, si chiede la Bbc? Da un lato, per motivi personali. Come molti altri turisti del mondo, vogliono provare l’emozione di segnare il Paese dei ghiacci sulla lista dei luoghi visitati. Alcuni sono attratti dalla fauna selvatica (leggi: pinguini) anche se, come spiegano alcuni tour operator, alla fine restano affascinati più dalla neve e dai ghiacci, che lì non mancano mai.
Nel caso della Cina, però c’è anche un’altra spiegazione: l’interesse geopolitico. Viaggiare nell’estremo sud assume anche un valore simbolico, quasi politico e patriottico. Come è stato deciso nel 2013, le regioni polari faranno parte delle nuove frontiere strategiche (non nazionali, of course) del Paese, che metterà in campo tattiche e iniziative per prenderne il controllo. I poli sono da esplorare (e saranno stanziati soldi per questo), hanno deciso. Poi la Cina potrà avanzare le proprie richieste, nel tentativo di influenzare le politiche si sfruttamento dell’area. Per adesso, vanno solo a farci due passeggiate.