L’unico antidoto alle promesse-bufala di Salvini e co? Più europeismo

È la campagna elettorale di chi la spara più grossa, promettendo questo e quello. Un europeismo serio è l'unico contravveleno a un’intossicazione da promesse elettorali infondate

Caro direttore, il suo corsivo sugli spendaccioni da queste parti è piaciuto moltissimo. Che il debito pubblico sia un fardello sulle spalle dei giovani lo andiamo ripetendo da tempo su queste colonne. Ed è un fardello tanto più ingiusto se si pensa che si tratta di un conto salato lasciato ai figli dai genitori, dopo aver gozzovigliato allegramente per decenni. Sia quindi consentita qualche piccola riflessione a margine. Perché se è vero che tutti i partitoni – nessuno escluso – che parteciperanno alle prossime elezioni politiche vogliono fare, espressamente o per via indiretta, più deficit e di conseguenza più debito, va anche detto che poche, minoritarie eccezioni alla follia imperante ci sono e vanno evidenziate.

Mettiamolo anzi in chiaro da subito: John Barleycorn ha da tempo deciso che il suo voto andrà all’unica lista che ha deciso di porsi esplicitamente e in maniera credibile come argine all’antieuropeismo (strisciante o palese) che da destra a sinistra si è impadronito del dibattito politico italiano. L’avrete insomma capito: il sottoscritto voterà convintamente per Più Europa, la lista a vocazione europeista guidata da Emma Bonino che in questi giorni è alla ribalta a causa del guazzabuglio creato dalla legge elettorale. Per la verità, la decisione di sostenere questa lista fu a noi ben chiara già da novembre, da quando cioè la stessa Bonino organizzò a Roma una convention europeista con Guy Verhofstadt, Carlo Calenda e altre teste pensanti, nella quale si discusse di temi sideralmente lontani dal dibattito politico italiano. John Barleycorn c’era e ricorda molto bene che si parlò di temi che un’opinione pubblica più attenta non esiterebbe a considerare scottanti, come ad esempio il risanamento dei conti pubblici italiani per contare di più in Europa o la gestione dei flussi migratori nel rispetto dei diritti umani (e degli interessi italiani ed europei). Fu in occasione di quella convention che ci sentimmo travolgere da una ventata di freschezza quale da tempo non si respirava a Roma.

Sia qui perdonato lo stile da spot elettorale, ma in quei giorni, mentre tutti i grandi partiti scaldavano i motori sulle mancette elettorali, sparandole sempre più grosse su deficit e pensioni, ci colpì non poco la visione lungimirante di Bonino, che indicava in una maggiore integrazione europea l’unica strada alla soluzione dei tanti problemi che affliggono questa nostra malconcia italietta. L’hanno capito bene i francesi e i tedeschi, i cui parlamenti il 22 gennaio voteranno simultaneamente una risoluzione per approfondire l’integrazione economica e politica tra loro. Ma si tratta in fondo di una riflessione semplice: un futuro più prospero e libero passa inevitabilmente attraverso una maggiore integrazione europea. Basterebbe cominciare a guardare l’Europa per quello che è: una grande opportunità di crescita sociale ed economica, non una matrigna cattiva a cui attribuire tutti i mali del mondo.

Sta qui la rivoluzione copernicana che a nostro avviso converrebbe abbracciare ai partiti che (a parole) si dicono europeisti: partire dall’obiettivo di una maggiore integrazione europea e da lì far seguire un insieme di politiche coerenti a livello nazionale. Ne scaturirebbero immediatamente una serie di proposte il cui buon senso è inversamente proporzionale alla loro popolarità tra le altre forze politiche (ma non in una fetta consistente di opinione pubblica, che è come al solito più avanti di quanto si creda). Solo in un contesto pienamente europeo possiamo trovare risposta alle grandi questioni del nostro tempo, come ad esempio l’identificazione di meccanismi condivisi per gestire la rivoluzione industriale in atto.

Puntiamo dunque l’attenzione sui temi che contano veramente, mettiamo i partiti di fronte alle loro responsabilità, ma attenzione a fare di tutta l’erba un fascio. Si alimenterebbero alibi ai partiti, che possono trincerarsi dietro il “così fan tutti”, e si silenzierebbero quelle voci più ragionevoli che tendono a non urlare e che hanno già poco spazio rispetto ai partiti più grandi.

Insomma, dobbiamo dire grazie a Linkiesta e al suo direttore, che queste cose le dicono chiaramente. Ma teniamo presente che l’offerta politica non è tutta appiattita. Lo diciamo non solo per amore di verità, ma anche perché’ siamo parte di quella schiera di irriducibili romantici che crede ancora che le idee possano crescere e radicarsi anche altrove. E si badi, non è solo il PD che avrebbe tutto da guadagnare abbracciando più convintamente le istanze genuinamente europeiste; acquisterebbe nuova credibilità anche quel centrodestra “moderato” che al momento non trova di meglio che appiattirsi sulle (pericolose) fandonie di Salvini.