Bentornata Serie A. Bentornato campionato. Bentornate polemiche e gioie, esultanze e dolori, cartellini e gol. Bentornato. Cos’è la Domenica senza il calcio, cos’è il calcio senza la domenica. Il tifoso si sente perso se non vede un pallone correre su quella tavola verde, sta male se non sente le notifiche dell’iPhone vibrare per avvisarlo, se non urla al gol dei suoi giocatori al fantacalcio, se non sbeffeggia l’amico per la sconfitta.
Il calcio è tornato e anche il Milan è tornato. Dopo la pausa non è mai facile ritrovare l’approccio giusto soprattutto per una squadra che sta avendo molto più difficoltà di quello che ci si poteva aspettare. Il Milan è una sorpresa nella sorpresa. Soffre a prescindere, non importa chi è l’avversario, la certezza è che quell’avversario giocherà meglio della squadra rossonera. Vedi Benevento, Hellas Verona, Crotone e anche il Cagliari che era riuscito anche andare in vantaggio con Barella, giovane interessantissimo e di grande prospettiva. Non importa qual è il risultato che uscirà dal cilindro ma ogni volta è un tiro di dadi, nessuno sa, prima della partita, come potrà giocare la squadra di Gattuso, e prima ancora di Montella, e soprattutto che risultato verrà fuori. Shakerare, bene mi raccomando, poi mettici un po’ di zucchero e un po’ ghiaccio. Magari provate con il lime e poi shakerati nuovamente. Il cocktail rossonero avrà un gusto amaro, nonostante la vittoria, frizzante, molto frizzante, grazie al temperamento del suo allenatore, e un retrogusto di casualità, che di fatto è quello che sembra mettere in campo il Milan: un gioco random.
Dopo la vittoria contro il Crotone, faticosa, arriva un altro risultato positivo contro il Cagliari che permette al Milan di guardare la zona europea con più sicurezza, con più orgoglio e anche con più voglia di rivalsa. Un segnale forte, positivo, di maturazione. Gattuso non è soddisfatto, e ci mancherebbe anche visto il mercato faraonico che ha permesso ai tifosi rossoneri di sognare in estate e di svegliarsi dall’incubo solo dopo la vittoria in Coppa Italia contro l’Inter grazie al gol del talentuoso Patrick Cutrone. Un incubo che si trascina in continuazione nonostante queste vittorie abbiano riportato il Milan a due punti dalla Sampdoria, anche se sono nove le lunghezze dalla Roma, quinta in classifica. Le prime quattro continuano a fare bene e le speranze per un posto in Champions League sono da lasciare nel pozzo dei desideri. Sì, di quelli che non si avverranno mai.
Perché alla fine manca la squadra, il Milan vince ma non convince e vince appoggiandosi alle spalle dei singoli ma del gruppo ed è un modo di vedere il calcio ma un modo sbagliato. Questa volta Gattuso si salva grazie a quello che definì un suo erede, anzi discepolo nonostante Franck Kessié abbia dei piedi e un’attitudine offensiva al gol che il calabrese si sognava perché come cantava Ligabue, lui, il calabrese, stava sempre lì, lì nel mezzo, finchè ne aveva, perché il pallone devi darlo a chi finalizza il gioco e perché la natura non ti ha dato nè lo spunto della punta, nè del 10. Ma è questa grinta, questa voglia, questa dedizione al dovere, al lavoro, all’altruismo che ha permesso a Ringhio di essere e diventare Ringhio e a Gattuso di essere e diventare l’allenatore che deve salvare il Milan da una delle più brutte figure degli ultimi 20 anni di Milan.
Un Milan poco brillante, vero, una squadra poco veloce, vero, un gruppo poco coeso, vero ma alla fine è arrivata una vittoria interessante che riapre delle porte che si pensava chiuse, chiusissime fino a qualche mese fa e adesso bisogna continuare con il lavoro, lavoro, lavoro, lavoro. Adesso di fronte c’è un muro di rimpianti e di possibilità, un muro di occasioni e di critiche, un muro di sfide, di gioie, di storie e di cartucce da sparare per tornare più in alto, per scrollarsi di dosso gli errori e difetti, per tornare ad amarsi, per tornare grandi. Per tornare il Milan. Bentornato campionato, bentornato Milan.