Altro che Brexit: l’Inghilterra è prima di tutto divisa dal modo in cui parlano inglese

Non è una lingua uniforme, lo sanno tutti. Ma esistono concetti di ogni giorno che utilizzano parole diverse che il povero straniero, nonostante i vari libri studiati, non può nemmeno immaginare

Gli stranieri non lo sanno, ma gli inglesi sono convinti che l’Inghilterra sia divisa, dal punto di vista linguistico, tra Nord e Sud. È una certezza, un dato di fatto. Si discute solo su dove, con esattezza, far passare la linea divisoria.

Il problema è che, come sempre accade, la realtà è un po’ più complicata. È vero che ci sono divisioni, quello sì. Ma sono molto più frastagliate, meno nette e più complicate da rintracciare. Ad esempio: come si chiama, in inglese, il pasto serale? I più istruiti saranno pronti a rispondere: “dinner”! Giusto, ma solo nella zona di Londra e dintorni, compreso South East (Surrey, Sussex, Kent) e East of England (Norfolk, Suffolk, Essex). Tutto il resto dell’Inghilterra dice “tea”. E uno sparuto gruppetto vicino a Nottingham usa “supper”. Lo illustra bene questo grafico tratto di peso dalla pagina Same Same but Different.

E non solo: il gioco per bambini noto come “acchiapparella”, in cui si inseguono e cercano di prendersi a turni, in inglese si chiama “tag”. O almeno, è così in tutta l’Inghilterra meridionale, tranne la Cornovaglia, dove si chiama “tig” (come in tutto il resto dell’isola), e alcuni punti del Nord Ovest, dove si dice “tick”. Sull’isola di White, invece, dicono “tap”. Un Paese frastagliato.

Per non parlare del pane. Una pezzo di dimensioni medie viene definito, in tutta l’isola, in sette modi diversi. La gran parte del sud (e la cima, appena prima del confine con la Scozia) lo conosce come “roll”. In un’area centrale usano “cob”, mentre in ordine sparso valgono sia “bun”, “bup”, “barm”, “teacake” e – a sorpresa – “muffin”. Ed è sempre lo stesso pane.

Del resto le isoglosse basate su differenze lessicali costituiscono, in un’Inghilterra in cui gli accenti e i dialetti sono in declino, uno dei modi più utili per individuare le provenienze e fissare le identità territoriali. E mettere in crisi, come sempre, i poveri stranieri.

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