#cartabianca, il programma della Berlinguer è un flop (ma non lo dice mai nessuno)

Ascolti disastrosi (tra il 2% e il 5%), noia mortale. Bianca Berlinguer si è accaparrata una trasmissione come dissidente antirenziana. E ora pochi la guardano. Ma nessuno la critica

In televisione non sono tutti uguali. C’è flop e flop: quello che finisce sui giornali e quello silenzioso. Lo scorso anno sembrava che la causa di tutti i mali della tv fosse Politics di Gianluca Semprini, il giornalista scelto da Daria Bignardi, pescato da SkyTg24 per presidiare la prima serata d’informazione di Raitre orfana di Ballarò. Semprini fece ascolti disastrosi, il 4%, il 3%, persino l’1% di share, il fallimento era netto ma era anche l’arma migliore per attaccare la Bignardi (leggi Campo Dall’Orto, leggi Renzi). Risultato: programma cancellato e lui spedito in Purgatorio, ovvero nella fascia notturna di Rainews24.

Oggi al suo posto, al martedì sera, c’è Bianca Berlinguer. #cartabianca fa gli stessi ascolti di Semprini, un fiasco galattico. Ma nessuno lo dice. Attaccare un signor nessuno è facile, lo è meno se di cognome fai Berlinguer. Nessun osservatore nota come l’ex direttrice del Tg3 abbia affossato l’unico talk politico di prima serata in Rai, che faceva oltre il 20% ai tempi gloriosi di Giovanni Floris e poi ammosciato dalla conduzione di Massimo Giannini.

Oggi Floris la duplica e la triplica su La7. Il 16 gennaio, con il 3.7%, #cartabianca ha perso anche contro Barbara de Rossi su Rete4; la settimana scorsa (23 gennaio) ha registrato il 3.6%; se andiamo indietro al 9 gennaio leggiamo il 3.4%; a novembre era riuscita nell’impresa di toccare il 2%.

L’altroieri #cartabianca si è confermato il programma meno seguito del martedì, con un croccante 5.2 ottenuto grazie alla partecipazione di Al Bano, che ha pure sbertucciato la conduttrice dandole della “Barbara d’Urso” per le sue domande di gossip sulla Lecciso, che per una che si manifesta e si fa pesare come giornalista dura e pura non deve essere stato il massimo.

Numeri miracolosi, in realtà, perché seguire dall’inizio alla fine una puntata del programma è un esercizio di masochismo non da poco, a cominciare dal monologo iniziale affidato a Flavio Insinna che la scorsa settimana ha parlato di quanto sia faticoso essere italiani, sicuramente meno faticoso che stare svegli al suo ascolto.

Oltretutto, almeno, il povero Semprini aveva il merito di durare poco, alle 22.30 finiva, qui siamo di fronte a un programma di due ore e mezzo, a 36 minuti di Graziano Del Rio che si fa sculacciare da Cacciari che rimpiange “quando si faceva ancora politica con la P maiuscola”, 23 minuti di Roberto Fico contro Alessandro De Angelis e le sue sopracciglia ad ali di gabbiano, e 19 minuti di Piero Grasso che con la sua flemma abbatterebbe un toro. Per tenere gli occhi aperti e non cadere in un sonno profondo servono gli aghi negli occhi come in Arancia Meccanica. E sì, abbiamo cronometrato gli interventi, e non erano esattamente bilanciati, in barba alle leggi della par condicio così attente in vista delle elezioni del 4 aprile.

23 minuti di Roberto Fico contro Alessandro De Angelis e le sue sopracciglia ad ali di gabbiano, e 19 minuti di Piero Grasso che con la sua flemma abbatterebbe un toro. Per tenere gli occhi aperti e non cadere in un sonno profondo servono gli aghi negli occhi come in Arancia Meccanica

Però a Bianca si perdona tutto. Classe 1959, esordio al Messaggero, poi in redazione a Mixer con Minoli, che considera il suo maestro insieme a Michele Santoro; viene assunta al Tg3 nel 1991. Inizia a occuparsi di cronaca e politica e poi si merita la conduzione. Sandro Curzi, ex direttore Tg3, diceva di lei: “Era brava, mi piaceva come lavorava…ma il padre mi chiamò: diceva che non gli sembrava elegante, opportuno, che poteva sembrare raccomandata da lui”. Poteva sembrare?

Sposata e separata dal collega Stefano Marroni, ha una figlia dal sociologo Luigi Manconi. Dalla direzione del Tg3 – che ha guidato dal 2009 al 2016 – se ne è andata dopo “pressioni politiche”, ha detto lei stessa. “Un ordine partito dall’altro, un regalo che l’ex dg Campo dall’Orto ha fatto a Matteo Renzi” in vista del Referendum Costituzionale, accusò Enrico Mentana.

Fatto sta che Bianca è caduta in piedi con una striscia quotidiana e un omonimo programma di prima serata su Raitre, varato obtorto collo dall’ex direttore di rete Daria Bignardi, che poi ha lasciato l’incarico. Non sono in pochi quelli che hanno notato il cambio di look della conduttrice, più fatale rispetto alle antiche dame della cosiddetta “Telekabul”: top, trasparenze, vedo e non vedo, belle gambe in mostra, tutto di certo involontariamente sexy. Ma non sfonda. Non è pungente come Lilli Gruber, né ha la sua eleganza, non è sottomessa come Fazio, non è aggressiva come l’Annunziata, non è populista alla Del Debbio.

Fa il suo, ma l’assenza di una vera cifra penalizza, piuttosto ha l’aria di quella che si trascina stancamente come un Mannoni al femminile, però nell’imitazione geniale di Maurizio Crozza. E se fosse proprio questa la sua arma? Nessuno si accorge che va in onda, dopotutto, quindi nessuno si accorge che fa cilecca.

Non è pungente come Lilli Gruber, né ha la sua eleganza, non è sottomessa come Fazio, non è aggressiva come l’Annunziata, non è populista alla Del Debbio. E se fosse proprio questa la sua arma? Nessuno si accorge che va in onda, dopotutto, quindi nessuno si accorge che fa cilecca

Il suo momento di gloria è stato il giorno in cui si è aggiudicata Asia Argento in un’intervista esclusiva (decisamente accomodante) sul tema delle molestie sessuali. Qui Bianca si distingue per una confidenza con l’inglese al cui confronto la pronuncia di Angelino Alfano è da manuale. Il produttore di Hollywood Harvey Weinstein diventa ora Uistin ora Uinsten, la Jolie la ribattezza Julie, Gwyneth Paltrow la riduce a Ghinet Paltro; nemmeno Checco Zalone avrebbe fatto più ridere.

Un altro brivido, a #cartabianca, i telespettatori l’ hanno provato grazie a Enrico Lucci, ex Iena e conduttore di Nemo, nella puntata in cui ospite della Berliguer ha fatto la pelle a Pierluigi Bersani. Parlando da uomo di sinistra della strada, in 5 minuti, Lucci ha messo al muro l’ex segretario Pd con un’analisi sarcastica e perfetta sul tafazzismo dei dem. “Sembrate quelli della barzelletta, te la ricordi? La barzelletta diquello che si taglia il pisello per fare un dispetto alla moglie”. Parla di Liberi e Uguali, la scissione dei rancorosi che non hanno mai accettato la leadership di Matteo Renzi. La sinistra che – nota Libero – “vocata al martirio sceglie (per fortuna) la sconfitta sicura pur di assecondare invidie, divisioni e spaccature”.

“Portate la sinistra a una sconfitta talmente ingiusta e stupida”, prosegue l’ex Iena, “Giocatevela. Vedete quello che si può fare. Voi fate i gelosi. Sempre a dire quello si fa, quello no. Ma andate avanti. Prendi il cellulare, chiama Renzi e vedete cosa si può fare”. Bersani incassa, ride per non piangere, Bianca si sbellica, e il pubblico per una volta si è goduto lo spettacolo, che ha pagato.

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