Cercatori d’oro di tutto il mondo unitevi: e andate in Etiopia

Il Paese ha deciso di tornare a estrarre il minerale prezioso di cui abbonda il suo sottosuolo: le sue miniere d’oro erano famose nell’antichità e le usavano anche i faraoni

Il tesoro dell’Etiopia si trova sottoterra e, per essere precisi, sotto la terra della regione dell’Asosa, ai confini con il Sudan. Era qui, nella miniera più antica del Paese, che venivano i faraoni a rifornirsi di oro e, sempre da qui, veniva estratto il materiale prezioso per la semi-mitologica regina di Saba, che andò in visita a Re Salomone circa 3mila anni fa. È una storia millenaria, una tradizione che andò persa nei secoli. Ma l’oro c’è ancora: e il governo pensa di riprendere in grande il processo di estrazione.

Prima di oggi, solo gli italiani durante l’invasione avevano ricominciato lo sfruttamento del patrimonio minerario della zona, in particolare esplorando il distretto dell’oro di Welega, a sud est di Asosa. Anche il negus Hailé Selassié, imperatore del Paese dal 1930 al 1974 (ma in esilio fino al 1941) ci aveva pensato, addirittura immaginando un futuro in cui l’Etiopia arebbe diventata un leader globale nell’oro. Poi è salito al potere il governo del Derg, è cominciata la guerra civile e l’oro è sparito dall’agenda. Solo nel 2000 si è riaffacciata l’ipotesi: manel frattempo sono partite le estrazioni a Lega Dembi, organizzate dai sauditi, e quelle a Tigray, condotte invece dalla compagnia americana Newmont. I ciprioti si sono accaparrati le miniere aperte dagli italiani (un totale di 48 tonnellate di oro) E la zona di Asosa?

Al momento è partita una vera e propria corsa all’oro. Gli egiziani hanno scoperto uno nuovo filone: anche questo, si stima, comprende circa 48 tonnellate d’oro. È solo l’inizio? Pare di sì. La regione, spiegano questi studiosi, è caratterizzata da rocce vulcaniche e sedimentarie risalenti a 600 milioni di anni fa, il panorama geologico contiene quarzo, argento ma, soprattutto oro, accumulato negli anni circa 615 e 650 milioni di anni fa. E calcolando i movimenti ancestrali della tettonica terrestri, i geologi hanno concluso che la regione più ricca è proprio quella dell’Asosa. Che può vantare anche risorse di grafite, oggi importanti per produrre gli schermi touch dei tablet. Il tutto è ancora in abbondanza sottoterra, ancora da scoprire. E potrebbe – dicono – rivaleggiare con le miniere sudafricane.

Unica avvertenza per gli avventurieri pronti a partire con il setaccio: non sarà per niente facile. Oltre alle difficoltà burocratiche, la zona è piena di animali pericolosi, tra cui scimmie e babbuini, insieme agli immancabili serpenti. Le operazioni di ricerca sono da dimenticare durante le stagioni umide, quando la vegetazione cresce tanto da impedire qualsiasi movimento nell’area. Ma se si riesce tornano i tempi gloriosi della regina di Saba. Se mai è esistita davvero.

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