Albert Einstein sarà anche stato un genio di prim’ordine, ma con le donne non si comportava proprio benissimo. Nonostante abbia elaborato, tra le varie cose, la teoria della relatività, con la moglie Mileva Maric sapeva essere di una durezza assoluta.
Lo si scopre rileggendo la corrispondenza dei due coniugi tra il 1897 e il 1903, che racconta le fasi finali, e peggiori, del loro matrimonio. Da un lato il celebre pacifista, dall’altro la studiosa di fisica, sua compagna nella vita reale e intellettuale (tanto che sono sorte tesi che tendono a considerarla coautrice dei lavori sulla relatività – tutte respinte dalla comunità scientifica). In mezzo, la necessità di riuscire a organizzare una vita comune per non turbare troppo i figli, con accordi comuni. Ma è qui che Einstein ha deciso di imporre le sue condizioni.
“Tu dovrai assicurarti che i miei vestiti e la biancheria siano sempre tenuti in ordine. Che io riceva i miei pasti, con regolarità, nella mia stanza. Che il mio letto e il mio studio siano tenuti puliti e ordinati, e soprattutto la scrivania è solo per il mio uso personale”.
Non solo. Tu, (cioè lei), “dovrai rinunciare a ogni tipo di frequentazione con me a meno che non siano del tutto necessarie per ragioni sociali. In particolare, dovrai fare a meno del fatto che io rimanga a csa con te, o esca e vada in viaggio con te”.
Come situazione sembrava abbastanza pesante. “In più non dovrai aspettarti nessun atto di intimità da parte mia, e non mi dovrai rimproverare in nessun modo. Smetterai di parlare con me ogni volta che te lo chiedo, lascerai la mia stanza da letto o il mio studio subito ogni volta che lo chiedo”. E infine “Cercherai di non sminuirmi davanti ai bambini, né con le parole né con il comportamento”. Insomma, un genio (del male).
Lei avrà accettato? Certo che sì. Ed Einstein si è poi ammorbidito. Ma questo non ha potuto impedire il naufragio del matrimonio. Da Berlino, dove vivevano, Mileva si è trasferita poco dopo a Zurigo con i figli. Einstein, in lacrime, li andò a salutare in stazione. Ma dopo qualche settimana si era già ripreso e anzi, era ben contento di potersi godere da solo “quel grande appartamento”.