il vero affare? Convertire le piantagioni di tabacco in parchi solari

Il costo degli impianti è calato, le rendite del tabacco anche. Per i coltivatori la cosa migliore è, adesso, produrre energia anziché tabacco. Si fanno soldi e si salvano vite

In questo mondo inquinato il bisogno di energia pulita è enorme. Se non sarà l’eolico, che tanto dispiace agli esteti come Vittorio Sgarbi, si dovrà puntare sul solare. Certo, avere qualche pannello installato sul tetto di casa può aiutare a ridurre (a volte anche annullare) i costi del consumo di energia di una famiglia. Ma per andare incontro alle necessità di una grande industria ci vuole qualcosa di più: molto spazio.

È quello che spiega qui Joshua Pearce, professore di scienza dei materiali alla Michigan Technological University: “Per eliminare del tutto la dipendenza dalle energie fossili la tecnologia solare avrebbe bisogno di ampie superfici”. E dove lsi prendono? Sottrarre terra alle coltivazioni di prodotti agricoli alimentari non è una buona idea: aumenterebbe i prezzi dei cibi e, insieme, il rischio di carestie. Di deforestare non se ne parla proprio. L’unica soluzione è un’altra.

Secondo Ram Krishnan, uno dei colleghi di Pearce, bisogna convertire le piantagioni di tabacco in centrali fotovoltaiche. Meno sigari, più energia. Ridurrebbe la produzione – con conseguente aumento che andrebbe a ricadere solo su chi ha il vizio di fumare – e permetterebbe ai contadini di continuare le loro attività, senza dover chiedere sussidi statali o chiudere bottega del tutto. Insomma, un approccio win-win. “Il costo del solare è crollato a tal punto che per un coltivatore diretto di tabacco la riconversione sarebbe davvero conveniente”. E se i prezzi dell’energia salgono, lo sarà ancora di più.

Certo, ci sono tutti i costi iniziali – ma nulla che non si possa superare con le giuste politiche da parte dello Stato. E poi si andrebbe alla grande. Si fa più energia, si riduce il consumo di tabacco, si salvano vite. Sembra così semplice che ci si chiede perché non sia già stato fatto.

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