L’apparenza inganna e questo si sa, ma nonostante sia un concetto ben noto continuiamo a cascare in questo tranello dove diamo più importanza a quello che vediamo piuttosto che a quello che conosciamo. E mi riferisco al fatto che, a volte, è più opportuno fidarsi dell’istinto piuttosto che di possibilità, incertezze e, appunto, apparenze anche se supportate da qualche fatto.
Sto parlando dell’Inter che io stesso, qualche mese fa, più o meno dopo il pareggio contro la Juventus, avevo definito una pretendente allo scudetto con una serie di incertezze come la solidità difensiva, la produttività offensiva degli esterni, la bontà delle alternative e il proficuo e continuativo aiuto di Icardi. Ho preso una sacrosanta bastonata Sportiva perché poi il campo ha sempre ragione e io mi sono lasciato trasportare dall’entusiasmo e dell’imprevedibilità dei risultati della squadra di Spalletti.
L’Inter, a distanza di due mesi, è tutto tranne che in corsa per la vittoria del campionato proprio perché sono venuti meno alcuni, se non tutti, i punti stilati in precedenza e la sconfitta contro il Genoa è l’esempio perfetto della situazione mentale e fisica di una squadra che si è addormentata, che è caduta in una tranche psico-drammatica, da un momento buio che è sintomo di un gruppo che non sta più remando dalla stessa parte. Il primo a non crederci più sembra proprio il santone Luciano Spalletti che da mago è diventato un pastorello che ha sperduto il gregge in una valle desolata. La società lo ha accontentato, prendendo nel mercato di riparazione giocatori interessanti o, più o meno, utili alla causa anche come alternative per ampliare il turnover, cosa già non fondamentale visto che la squadra nerazzurra è rimasta in careggiata solo per il campionato, uscendo in Coppa Italia con il Milan di Gattuso, e non avendo nessuna Coppa europea a ostacolare il proprio percorso della crescita.
La crescita però qui non solo non c’è stata, si è trasformata in una involuzione, una retromarcia che porta scontento e malumore tra i tifosi, nella dirigenza è sicuramente anche nella squadra che sta ancora cercando di ritrovarsi per provare a ripartire, davvero. Spalletti adesso ha tra le mani la possibilità di plasmare una catastrofe, un meteorite, un bidone, di fatto, per trasformarlo in incenso, oro e mirra perché nonostante i due mesi di relax che si è presa l’Inter è rimasta lì, attaccata al terzo posto e in piena lotta per la Champion League della prossima stagione grazie a un momento di stallo e di malessere delle due squadre della capitale, Roma e Lazio. Ma è adesso il momento di reagire, di darsi da fare, di non guardarsi in faccia ma guardarsi dentro e capire da dove ripartire per evitare di incappare negli stessi, assurdi, problemi e tornare a fare quel gioco, poco bello ma efficace, che aveva entusiasmato i tifosi nerazzurri e gli amanti del gioco più bello del mondo. Inter, se ci sei batti un colpo se no finirai per essere abbattuta tu.