Una ballerina del ventre di origine russa può costituire una minaccia per la “sicurezza nazionale”? In Egitto sì. È una storia strana. La ragazza, Ekaterina Adreyeva, arrivata da pochi giorni al Cairo con regolare visto di lavoro, aveva appena cominciato a praticare la sua attività, ma qualcosa è andato storto. In particolare, l’abito.
Ssecondo l’agenzia di sicurezza nazionale, i vestiti della ballerina, il cui nome d’arte sul palco era “Gawhara”, erano troppo succinti. Un outfit “semi-nudo”, che non rispettava gli standard, un filo più rispettosi, della professione. E in più lavorava nella zona di Giza, per la quale non aveva alcun permesso. Insomma: “incitava alla dissolutezza” e “attizzava gli istinti sessuali”, come ha avuto modo di dire il giudice che si è occupato del caso dopo aver visionato alcuni filmati diventati virali in rete.
La donna ha cercato di difendersi, ma invano. Le misure dei vestiti, ha detto, erano identiche a quelle delle migliaia di colleghe che la sera si esibiscono nei locali egiziani e che vengono stabilite dal ministero del turismo. Ma il giudice non ha accettato la sua difesa, ha fatto partire la sospensione e, dopo pochi giorni, anche l’espulsione dal Paese. In Egitto si può danzare, ma con moderatezza.
La storia, come era ovvio, va a far discutere l’opinione pubblica egiziana. C’è chi si schiera a favore della donna e chi, invece, sta con la giustizia. Alcuni – i soliti dietrologi – si domandano cosa ci facesse una russa al Cairo, insinuando che forse la ballerina non era una ballerina, bensì una spia. In ogni caso, adesso, potrà ballare (o ficcare il naso) fuori dai confini.