Come fregarsene del figlio di Fedez e Chiara Ferragni e vivere felici

Si può detestare Chiara Ferragni, ma lei e il suo Leone, famoso prima ancora di avere la percezione di esistere, sono il segno (un po’ horror) dei tempi. A cui si può, perfino, essere indifferenti

Dalla pagina Facebook The Blonde Salad by Chiara Ferragni

Può piacerci o non piacerci. Possiamo essere groupie fanatiche, oppure trovare legittimamente disgustose le sue scarpe con l’occhiolino. Possiamo eleggerla role-model della femminilità millennial, oppure possiamo lenire il nostro complesso di inferiorità rivangando i tempi in cui si faceva chiamare “Diavoletta87” su Netlog. In alternativa, possiamo sempre ribadire che “Deve tutto al suo ex, Riccardo Pozzoli”, che sì, insomma, era lui la metà intelligente della coppia (d’altra parte, quando mai in questo paese una donna di successo non deve le sue fortune a un uomo?); possiamo insinuare che vada a dare lezioni a Harvard senza saper tenere in mano un libro; possiamo ribadire che comunque era ricca in partenza e quindi grazialcazzo, facile fare la fesciòn blogger (come se tutte le borghesotte piene di bauletti Luis Vouitton fossero capaci di mettere su l’impero che ha messo su lei); possiamo concentrarci sulla bruttezza dei suoi piedi (giuro, c’è chi l’ha fatto, a dimostrazione che puoi essere figa, ricca, famosa, influente, bionda, con gli occhi azzurri e ci sarà comunque chi sottolineerà quel 5% del tuo corpo che non è considerato a norma). Possiamo trovare ridicole le sue foto, immorale la sua scarpiera, mediamente imbarazzanti i commenti di sua madre (tale Marina Di Guardo, autrice per Mondadori) il cui tenore standard è “Cucciola mia bellissima ”, oppure sorridere della sorellina minore wannabe; possiamo darle della marchetta vivente, discutere del suo social-affair amoroso con Fedez, della proposta di matrimonio sobriamente avanzata all’Arena di Verona, dei viaggi, delle case in giro per il mondo, del suo inglese, della vastità del suo team di lavoro e del bilancio delle sue aziende. Possiamo dire e pensare qualunque cosa di Chiara Ferragni, ma c’è un fatto al quale dobbiamo arrenderci: l’insalata bionda è inarrestabile (#neverstops, dice lei) e c’ha dato una pista a tutte/i, ma da mò.

Possiamo dire e pensare qualunque cosa di Chiara Ferragni, ma c’è un fatto al quale dobbiamo arrenderci: l’insalata bionda è inarrestabile (#neverstops, dice lei) e c’ha dato una pista a tutte/i, ma da mò

Chiara Ferragni non si ferma: MAI. L’ultimo atto della sua personale Saga, l’ascesa al potere e alla sconfinata popolarità della biondina apparentemente svampita e naif che però Forbes ha inserito tra i più promettenti under30 del mondo (ripeto: DEL MONDO) è stata la santa maternità. Lo sapete tutti, ne sono certa, perché è stato uno dei temi più dibattuti delle ultime settimane, quasi quanto la formazione del nuovo governo italiano e la prematura dipartita di Fabrizio Frizzi, buon’anima: la nascita di Leone Lucia Ferragni, #Leoncino per gli amici.

Facciamo un po’ di calcoli: il pupo nasce il 19 marzo, il giorno della festa del papà. Il 20 marzo compare il primo ritratto di famiglia, sul profilo della Ferragni, e la foto supera i 3 milioni di like; la stessa foto, sul profilo di Fedez, s’attesta a solo un milione e 800mila like (del resto, si sa chi porta i pantaloni in casa Ferragnez). In meno di dieci giorni, sul profilo di Chiara compaiono 17 immagini di suo figlio. Sull’account del padre, ne compaiono 6. In totale si parla di un volume di oltre 36 milioni di like (sul solo Instagram) per il piccolo Leone, che di vita ha appena 10 giorni.

Tecnicamente, questo bambino è famoso prima ancora di avere percezione di esistere e milioni di utenti in tutto il mondo (Italia compresa, ho visto like insospettabili sotto le foto di #Leoncino) hanno accolto la venuta del primogenito della dinastia più social di tutti i tempi celebrandola con un tripudio di cuori rossi e un profluvio di commenti. Leone Lucia Ferragni è la nostra personale versione di Baby George, anche se non erediterà la corona inglese ma i follower di mamma e papà (che, d’altra parte, sono convinti di essere la reincarnazione di Johnny Depp e Kate Moss). A differenza di quanto accada, poi, a molti altri bambini ingiustamente penalizzati dalle paturnie genitoriali sulla privacy (che cosa vintage, la privacy) Leone Lucia è offerto a noi nella sua interezza: non delle banali foto dei piedini, delle manine, delle spallucce, nossignori. Niente faccina pixelata in stile porno giapponese, oppure tarpata da una ignobile emoticon. Leone Lucia Ferragni è pubblicamente esposto, è un minuscolo monumento del narcisismo dei genitori visibile a tutti, innalzato sull’altare della vanità social-popolare senza limiti. Dato in pasto alle falangi del web, agli onnipresenti e onnivori follower, allo story-telling senza compromessi, Leone Lucia Ferragni è il frutto di un amore tra social-vip.

Conoscere perfettamente la fisionomia di una persona che ha meno di due settimane di vita appare plausibile, regolare, accettabile, desiderabile

Non che ci sia nulla di cui stupirsi, né che ci sia alcun giudizio morale da emettere, figurarsi. Chiara Ferragni ha edificato il proprio mestiere, ci vende le sue scarpe e la sua vita, si fa accompagnare dal nostro voyeurismo ovunque vada, incarna la versione contemporanea delle favole, dalla quale non trapela mai una sbavatura, mai una miseria, mai una mediocrità. Ci propina la sua personale ricetta di perfezione, sta a noi accettarla o respingerla. Facciamoci però una cortesia: non condanniamo lei, per il gusto (buono o cattivo) della società. Non diamole la responsabilità di non distinguere tra pubblico e privato, di strumentalizzare qualunque persona o qualunque evento della sua vita per i propri scopi. Il punto non è questo: il punto è che viviamo in un tempo in cui si pubblicano online persino le foto delle ecografie, in cui l’unica cosa che sui social tira più dei gattini, sono i bambini.

Dunque conoscere perfettamente la fisionomia di una persona che ha meno di due settimane di vita appare plausibile, regolare, accettabile, desiderabile. Viviamo nell’era della negazione dell’intimo e del personale. Viviamo nell’epoca dello show-off, dell’ostentazione, dell’esibizione. La stessa epoca in cui la cronaca bidimensionale delle nostre vite, ci serve per esser certi di vivere, per lasciare testimonianza delle nostre esperienze, per condividerle con il pubblico più vasto possibile. E se vi sembra che Chiara e Fedez esagerino, se vi sembra che “a tutto c’è un limite”, rammentate quante fotografie pubblicate (o pubblicano le persone a voi vicine) di ciò che mangiate, ciò che bevete, ciò che indossate, i luoghi che visitate, le vostre cosce al mare, i libri che leggete, il makeup che vi fate, gli occhiali nuovi che avete comprato, oppure le scarpe, oppure la borsa; le smorfie buffe del vostro animale domestico. Pensate agli amici, ai parenti, ai fidanzati la cui privacy viene costantemente violata dal vostro bisogno di geo-localizzarvi in qualunque ristorante. Pensate a tutte le volte che siete comparsi in una foto in cui non volevate comparire, o le volte in cui qualcuno ha pubblicato una foto in cui eravate venuti un cesso senza il vostro consenso. Pensate all’impulso irrefrenabile che ha contagiato tutti, o giù di lì, di esserci e raccontarsi. Quando sarà chiaro che ciò che fa Chiara Ferragni è ciò che facciamo tutti, solo che lei lo fa meglio, senza ipocrisie e senza particolare senso critico, allora capirete che non c’è nulla di strano, che ci piaccia o meno, nella spettacolarizzazione della gravidanza, della maternità, della prole.

L’aspetto su cui possiamo, al massimo, riflettere, è che mentre la maggior parte di noi auto-viola la propria sfera privata senza una reale ragione, Chiara Ferragni non si limiterà a incassare like, ma incasserà soldi. Si reinventerà mommy-blogger, ma sarà la migliore anche in quello: se abbiamo imparato a conoscerla, non si accontenterà di ricevere in dotazione gratuita qualunque utensile di ultima generazione per affrontare la genitorialità, e neppure di viaggiare gratis nei luoghi più esotici dell’universo attrezzati per le famiglie, e nemmeno di guidare l’automobile più sicura e confortevole per far viaggiare un neonato. Chiara Ferragni farà di più: tipo una sua linea baby con tutine trendy per bambini trendy di tutto il mondo; oppure pannolini di paillettes; oppure bavaglini glitterati; oppure campagne pubblicitarie madre-figlio con tutti i brand del settore. Leoncino detterà la tendenze a sua insaputa prima ancora di imparare a gattonare o a parlare. Leoncino è un bambino nato influente, con un destino già scritto al quale, forse, solo al momento dell’adolescenza potrà ribellarsi, come quelli che decidono che non necessariamente vogliono fare gli avvocati, i dentisti, gli influencer, come mamma e papà.

Pensate che c’era qualcuno che le scattava fotografie mentre espelleva un essere umano dalla vagina, mio dio, chi di noi vorrebbe mostrarsi al mondo in quel momento? Ma io vi spezzo le dita, piuttosto

Magari Leone Lucia vorrà suonare la chitarra, oppure giocare a calcio, oppure amerà fare i dolci. Forse sarà timido e riservato, forse queste nuove generazioni a cui la privacy viene negata dal momento della nascita, saranno le uniche capaci di rivendicarla, di ricordarci che un valore, la privacy, ce l’ha. Anche se noi ce lo siamo dimenticato. Anche se a volte sembra che viviamo la vita soprattutto per fotografarla e postarla (come avranno fatto le nostre madri a partorirci senza neppure il gusto di farci sopra un casino di Instagram Stories, io non lo so).

Detto tutto ciò, chiuderei confessando che io per la Chiarina Nazionale nutro una cordiale indifferenza. So che esiste da molto prima che diventasse mainstream (da secoli prima che andasse ospite da Fabio Fazio, come certe cose per giovani di cui è bene anche i vecchi siano a conoscenza). So che sta crescendo, so che è potente e ricca, penso che a grandi linee meriti il successo che ha, perché ne è artefice. Penso che lei, i suoi outfit, i suoi viaggi, i suoi amori e ora anche suo figlio, siano frutto e alimento del sistema che ha creato; penso che sia icona del suo tempo, causa ed effetto della sua vita, artefice e prodotto del mercato dell’umanità. E penso che non si possa non riconoscerle il merito di aver intercettato (meglio di chiunque altro in questo paese) la potenza degli strumenti che – ormai – usiamo tutti e la radicale rivoluzione prospettica nel racconto delle storie, delle vite, delle aspirazioni e dei sogni di milioni di utenti sparsi per il pianeta.

A noialtri resta una magra consolazione: ma ve lo immaginate lo sbattimento di andare sempre in giro per il mondo, oggi a Los Angeles domani a Parigi, lunedì a New York e mercoledì a Shangai? Sì, so che vi pare una figata, ma concentratevi sulle banalità, quelle trasversali, quelle che tutti conosciamo, tipo chessò: ma cosa ne sarà del suo equilibrio intestinale con tutti questi continui cambiamenti di clima? Povera Chiara. Pensate allo sbattimento di dover essere sempre truccata e pettinata, di doversi fare sempre le foto in posa, di dover sorridere davanti a un hamburger con patatine fritte che presumibilmente non mangerà, di doversi dare quotidianamente in pasto all’intero pianeta raccontando qualunque dettaglio della propria vita. Pensate che c’era qualcuno che le scattava fotografie mentre espelleva un essere umano dalla vagina, mio dio, chi di noi vorrebbe mostrarsi al mondo in quel momento? Ma io vi spezzo le dita, piuttosto. Chi di noi vorrebbe pubblicare le proprie lacrime dopo il parto e non tenere, invece, quel momento unico, felice, difficile e indimenticabile per sé e per i propri cari? Voglio dire, forse tutte quelle scarpe non sono davvero aggratis. Forse bisogna essere tagliati per essere Chiara Ferragni. E, infatti, con buona pace delle innumerevoli emule che hanno intasato il web, di Chiara Ferragni ce n’è una soltanto.

Purtroppo. O per fortuna.