In una giornata in cui la SPAL ferma la Juventus e, nonostante tutto, riapre il campionato. In una giornata dove l’Inter torna grande e distrugge la Sampdoria di Giampaolo davanti ai suoi tifosi con un Icardi pronto per il Mondiale in Russia. In un giornata dove il Milan ribalta una partita complicata e rognosa con il secondo gol di André Silva, anche questa volta fondamentale. In una giornata in cui l’Atalanta banalizza l’Hellas Verona in casa e il Benevento riesce a perdere una partita nel giro di 90 secondi.
Ecco, nonostante tutto ciò io vorrei parlarvi del Torino di Walter Mazzarri. Nonostante un buon approccio, sette punti in tre partite, il Torino ha smesso di giocare a calcio nonostante il rientro di Ljajic e il ritorno di Andrea Belotti. La squadra di Mazzarri gioca male, non ha idee, non ha intuizioni tattiche e difensivamente è una delle peggiori squadre della Serie A. La sconfitta contro la Fiorentina è l’esempio lampante e deciso di come il Torino sia in difficoltà nonostante una rosa, sulla carta, di buon livello. Sirigu, Ansaldi, N’Koulou, Niang, Baselli, Belotti e Iago Falque. E aggiungiamo anche Adem Ljajic, un talento mai davvero esploso e mai davvero costante. E in un campionato dove la qualità non basta mai (per info chiedere ad Allegri che contro la neopromossa SPAL, a Ferrara, non è andato oltre lo 0-0 con giocatori come Douglas Costa, Higuain, Dybala, Pjanic), dove serve prima di tutto mentalità, cattiveria agonistica e quella sensazione di superiorità, di convinzione nei propri mezzi, senza, però, sottovalutare mai l’avversario ma anzi rispettarlo, be’, ecco, il Torino di Mazzarri non può che soccombere.
Ormai è qualche anno che la società di proprietà di Cairo cerca di centrare l’obiettivo dell’Europa ma senza troppo successo e anche quest’anno, quando è iniziato il campionato dalla griglia di partenza, ci si aspettava di vedere i granata a lottare, per davvero, per un posto in Europa League con un Sinisa Mihajlovic che aveva voglia di riscattarsi dopo le precedenti stagioni in sordina. Poi l’infortunio di Belotti, e non solo, ha complicato le cose, fino al cambio di allenatore in panchina. Gli ultimi risultati del Torino sono da retrocessione: 4 punti nelle ultime sei giornate, cioè quasi un quinto dei punti a disposizione. L’ultima vittoria risale all’11 febbraio, in casa, contro l’Udinese. Ma Mazzarri è così: parti bene, finisci male. A volte malissimo. Dopo Mihajlovic e Ventura, Mazzarri arriva per traghettare la squadra fino a fine stagione e poi ripartire per poter riportare nuovamente i granata laddove meritano. I colpi, sia in entrata che in uscita, per la prossima stagione saranno fondamentali per far sì che Mazzarri rimanga ma se fossi in Cairo non proverei più di tanto a convincere l’ex allenatore di Samp e Inter a convincerlo a rimanere sulla panchina del Toro. Mazzarri è da sempre un allenatore buono, sufficientemente preparato per provare ad essere con qualità un allenatore di una squadra di livello medio/alto ma adesso è la parte di campionato che conta davvero. L’ultima tappa, quella finale, per provare a far fare il salto di qualità alla propria squadra senza segreti, senza troppe frivole strategia da giochi arcade di guerra, Non serve giocare a scacchi per capire che la non-funzionalità di un cambio al 90esimo minuto o l’incapacità di capire quando è giusto o meno cambiare modulo.
L’allenatore, tra l’altro, gestisce un gruppo di persone, prima che di giocatori ed è questo il punto su cui, secondo me, Mazzarri deve lavorare: il rapporto umano e la valorizzazione delle persone, ancor prima dei giocatori. In questo momento l’esperienza al Torino è da considerarsi un fallimento. Un fallimento rimediabile viste le giornate mancanti alla conclusione di questa stagione di campionato ma al di sotto delle aspettative. Un fallimento di Mazzarri ma anche dei giocatori stessi che non sono riusciti, a parte Iago Falque e N’Koulou, a mettersi a disposizione della squadra, della società, dei tifosi e, appunto, dell’allenatore. E nonostante Andrea Belotti abbia segnato contro la squadra viola, sembra lontanissimo da quel giocatore grintoso, grezzo, inelegante ma devastante che abbiamo visto, goduto e idolatrato lo scorso anno che ha portato il suo cartellino da circa dieci milioni di euro e circa cento milioni, quelli chiesti dal presidente granata nella sessione estiva del mercato.
Chissà se il presidente del Toro passerà qualche notte in bianco ripensando, mangiandosi le mani, a quella mancata vendita del giovane attaccante granata e della Nazionale. La risposta forse è no. Piuttosto credo che le notti insonni stiano arrivando, continuamente, da dopo l’esonero di Sinisa e l’arrivo di Mazzarri, con tutto ciò che ne ha conseguito e ne consegue. E se in una giornata dove la Juve viene fermata da una neo promossa, il Napoli vince e riaccorcia le distanze, le milanesi vincono e convincono, il focus è sul Torino, significa che la situazione sta diventando precaria, insopportabile e fuori controllo, un po’ come il suo allenatore.