Non basta far crollare Harvey Weinstein. Per raggiungere la parità a Hollywood bisogna regolare molte cose: lo stipendio di chi ci lavora (troppo sbilanciato verso gli uomini), la distribuzione dei ruoli nei film (sempre a svantaggio delle donne), fino al numero di battute e di minuti di presenza. Ma non solo: qualcosa va cambiato anche nella scelta dei film da produrre. Meno Transformer e più Sailor Moon.
La polemica, sorta dalle pagine di Mashable, non è da poco. Da anni il cinema americano sfrutta la nostalgia degli ex adolescenti e propina, anno dopo anno, film su supereroi e affini. Dopo varie rivisitazioni di Spider Man, è toccato agli X-Men, fino a creare una serie di sei (dicansi sei) blockbuster sui Transformer e addirittura un film sulle Tartarughe Ninja adolescenti. Insomma, può anche bastare. Anche perché, in questa operazione di recupero del fondo del barile viene trascurata una bella porzione di popolazione, cioè le donne, le quali anche loro hanno vissuto un’adolescenza e hanno coltivato delle piccole mitologie.
Ad esempio – suggerisce lo stesso articolo – perché non fare un film (anzi, un bel filmone) sulle ragazze di Sailor Moon? Maestre di amicizia femminile, e veri e propri modelli di potere, varrebbero da sole più di diecimila discorsi ipocriti ai Golden Globes.
E perché non rifare Life-size, film del 2000 in cui Tyra Banks (modella di Victoria’s Secrets) insegna a una bambola (molto simile a una Barbie) come si fa a vivere? Andrebbe solo cambiato qualcosa: prima il problema erano tutte le cose che Eve (la bambola) non riusciva a fare, ma per cui aveva ogni tipo di dotazione (dottoressa, astronauta, avvocato), ora la bambola dovrebbe riuscire a fare tutto questo, con in mezzo una critica, anche esplicita, sul tipo di modello educativo subliminale che si propone alle bambine attraverso i giocattoli. Un po’ femminista e ci sta.
Infine, un film su Daria, la serie animata statunitense in gran voga verso la fine degli anni ’90. Esiste già un trailer, in cui il personaggio verrebbe interpretato da Aubrey Plaza. Perché si dovrebbe aggiungere altro? Un’icona femminile di tutti i millennial un po’ apatici è quello che le sale vogliono.