Internet ucciderà la televisione, dicevano. E, per la verità, lo dicono ancora. «L’elettrodomestico che dominava i nostri salotti, rischia di estinguersi», scriveva non molte settimane fa il Corriere Comunicazioni, spiegando come le piattaforme di streaming stiano consegnando la tv, se non proprio all’archeologia, di certo alla subalternità. Netflix conta 100 milioni di utenti registrati ed è un numero che supera abbondantemente quello degli abbonati alle televisioni satellitari.
Non abbiamo mai detto, di Kevin Spacey, protagonista (finché non è finito triturato in un discutibile scandalo sessuale) di una delle serie Netflix più amate, House of Cards, che “è entrato nelle nostre case”. Lo abbiamo detto, invece, moltissimo, di Fabrizio Frizzi, che nel cuore delle persone aveva un posto speciale – e lo si è visto dalla commossa partecipazione ai suoi funerali. Una signora, molto anziana, in fila per entrare alla camera ardente allestita in Rai, ha detto al Tg1: «Io sono sola, la sera cenavo con lui». Il cordoglio è arrivato, però, anche dai ragazzi, quelli che la sera hanno con chi cenare e la tv non la guardano perché preferiscono Netflix e i canali youtube e – qui sta il punto – di quello che accade in televisione si accorgono su internet.
Le home page dei giornali sono sempre più ricche di video più o meno brevi tratti dalle trasmissioni televisive, e che vengono poi diffusi e discussi sui social network da un pubblico molto più vario e trasversale di quello che ha visto quelle trasmissioni in diretta
Le home page dei giornali sono sempre più ricche di video più o meno brevi tratti dalle trasmissioni televisive, e che vengono poi diffusi e discussi sui social network da un pubblico molto più vario e trasversale di quello che ha visto quelle trasmissioni in diretta. Quanti momenti televisivi sono stati immortalati nelle GIF con cui integriamo le nostre conversazioni virtuali? La maggior parte delle GIF arriva dalla tv e questo significa che noi non semplicemente parliamo di tv, ma parliamo servendoci della tv.
Qualche giorno fa, Matthew Dessem ha scritto su Slate che tutto quello di cui discutiamo è sempre successo in televisione, come e più di dieci o vent’anni fa, ma con la differenza che, allora, perdersi una puntata di un programma di cui, il giorno dopo, avrebbero parlato tutti – a scuola, in ufficio, al supermercato, al parco, in sala d’attesa – avrebbe comportato l’esclusione certa, il silenzio coatto, l’impossibilità di interagire con gli altri e capire di cose stessero parlando, a cosa stessero alludendo, cosa significassero le loro battute. Oggi, nessuno corre quel pericolo: basta una ricerca su youtube e si trova tutto ciò che ci si è persi. È impossibile rimanere tagliati fuori.
Ci arriva, tuttavia, una tv spezzettata e potenziata nel suo stesso sensazionalismo: vediamo le scene più violente e strappalacrime, i litigi più furiosi, i ragionamenti più volgari (o volgarmente estrapolati dalla loro complessità e ampiezza): uno spettacolo continuo e sempre più superficiale, emotivo, irreale e apparentemente realistico. Aveva cominciato a essere chiaro già qualche anno fa: «La televisione sta mangiandosi internet», ma le conseguenze sono ancora tutte da aspettare e valutare.
La rete ha aiutato la televisione, ringiovanendola e costringendola a rivedersi e, per ora, non sembra ancora che il favore sia stato ricambiato
Di certo, è evidente che la televisione non verrà seppellita dalla rete, né dallo streaming (è vero che cerchiamo sempre di più varietà e diversificazione, ma è altrettanto vero che soddisfare questo bisogno non ci immunizza dall’attrazione di massa, l’unione, la condivisione di qualcosa che ci dia un tratto comune dal quale siamo tutti alla stessa distanza e di cui siamo ugualmente partecipi e informati: campione di quest’offerta è ancora – sempre sarà? – “l’elettrodomestico padrone dei nostri salotti”). È successo, invece, che internet ha espanso la televisione, le ha dato una vita nuova e più lunga e, soprattutto, ne è diventato dipendente, tanto che riusciamo a ipotizzare una tv senza internet e non il contrario.
La rete ha aiutato la televisione, ringiovanendola e costringendola a rivedersi e, per ora, non sembra ancora che il favore sia stato ricambiato. Come noi, anche internet è diventato un satellite che gravita intorno al piccolo schermo, persino quando passa su un computer, nella cameretta di un millennial che ricostruisce e impara la storia più dai filmati su youtube che dai manuali di scuola. Dopotutto, c’è più Istituto Luce su internet che in un archivio di Rai3.