A volte sono divertenti, altre volte un po’ meno. Ma i quiproquo linguistici, soprattutto se capitano, come per l’inglese, all’interno delle varianti di una stessa lingua, sono sempre molto istruttivi. Come spiegano gli utenti di Quora in questo thread, americani, britannici e australiani, per colpa di certe parole (il classico caso di pants) si rischia sempre di fare brutte figure, di sembrare maleducati fino a provocare piccoli incidenti diplomatici.
Ad esempio, potrebbe essere normale, per un inglese che si esprime in modo colloquiale, dire che esce “to bum a fag”, cioè esce e chiede in prestito (“bum” è scroccare) una sigaretta, detta anche “fag”. Se lo dicesse un americano, significherebbe “inculare un frocio”, dal momento che “bum” ha un altro significato, e “fag” è, oltreoceano, il diminutivo di “faggot”, parola volgare e offensiva usata per definire un omosessuale. Meglio usare “cigarette”, e non ci sono possibilità di equivoco.
Un altro problema riguarda “rubber”. Per gli inglesi è la gomma per cancellare. In America è, invece, un preservativo. Se vi serve far sparire qualche riga a matita, meglio prima controllare dove si è. Lo stesso vale per la Durex: in tutto il mondo indica una marca di profilattici, ma in Australia – attenzione – è lo scotch. Certo, è sempre un prodotto di plastica, ma – qualsiasi cosa si abbia intenzione di fare con uno dei due – no, non sono la stessa cosa.
Sempre in quell’area equivoca, figurano i “suspenders”. Negli Usa sono le classiche, eleganti, bretelle. Non si sbaglia. In Inghilterra dire che li si indossa, però, può portare a qualche risata, dal momento che laggiù altro non sono che i “reggicalze”.