Al vostro datore di lavoro non piacerà. Ma andare in ufficio prima delle dieci, afferma un ricercatore inglese di Oxford, può essere considerato in via ufficiale come una tortura.
Il problema, spiegava qualche anno fa il professore, è che la privazione del sonno è una questione di salute pubblica. Il ritmo di lavoro “9-to-5”, molto diffuso in area anglosassone, andrebbe contro ogni ritmo circadiano di qualsiasi adulto con meno di 55 anni. E altri studi successivi non hanno fatto altro che confermare questa lettura.
Obbligare le persone a lavorare in uno stato di vigilanza massima, che avviene intorno alle 10, è ritenuto dannoso per la salute, con conseguenze pesanti per la salute mentale e fisica dei lavoratori. Si tratta di privazione del sonno: i suoi effetti consistono nella riduzione delle performance cerebrali e nell’aumento di rischio di infarto, obesità e cancro. Modifica l’attività genetica e accorcia la durata della vita media.
“Non possiamo cambiare i nostri ritmi fondati sulle 24 ore. Non si può imparare ad alzarsi a un certo orario. Il corpo sarà sempre in armonia con la luce del Sole”. Questo, aggiunge, vale anche per luoghi di ricovero e di controllo come prigioni e ospedali. Svegliano le persone e danno loro cibo quando non ne hanno desiderio. La privazione del sonno è una tortura”.
È, insomma, questa la conclusione e anche il principio della ricerca. Ma nonostante questi richiami sarà difficile che il sistema cambi le proprie abitudini. A beneficio dei produttori di caffè.