Sebastiano Vassalli: «I sessantottini? Soliti affamati di potere “en travesti”»

Più che una rivoluzione culturale il 68 è stata l'occasione di prendere il potere per una generazione di intellettuali esattamente uguali a quelli che c’erano prima

I nuovi travestiti, testo introvabile di Sebastiano Vassalli del 1969, è pubblicato dall’Editore De Piante grazie all’aiuto di Roberto Cicala e alla cura di Giovanni Tesio.

Chi vuole farsi un’idea sommaria e molto approssimativa di quali siano l’entità e l’incidenza nella nostra cultura della corsa al travestimento, dia un’occhiata alle riviste (di filosofia, letteratura, architettura ecc.) uscite l’inverno scorso. Per conto nostro intendiamo chiarire fin da ora che, se non ci siamo schierati (e non ci schiereremo) nel coro cartaceo dei plaudenti-alla-contestazione, è perché non ci va di spacciare quello che facciamo per qualcosa di diverso da ciò che realmente è; che se non ci facciamo crescere i baffi all’ingiù o la zazzera o non andiamo in giro vestiti di trine, merletti, velluti e plastica è perché non ci va proprio di schierarci con i nuovi travestiti. Ma guardateli.

Le università, i circoli culturali «di sinistra», gli edifici costosi della «top direction», le sedi dei partiti politici e dei settimanali per uomini, le case editrici, i teatrini alla moda ne sono pieni. I loro atteggiamenti sono puramente dettati dallo spirito di conservazione, questo è logico: sono i vecchi arnesi della paccottiglia di sempre, i re travicelli che non affonderanno mai. Per un momento hanno creduto, forse, di vedersela brutta; ma ormai sorridono, trionfano: perché non solo il pericolo di andare a fondo è stato ancora una volta scongiurato, ma anzi le posizioni si sono rafforzate, le gerarchie chiarite, la lotta per il potere – fino a ieri svoltasi al coperto, in spazi chiusi e felpati e, per così dire, a calci sotto il tavolo – ora è diventata aperta, è stata pubblicizzata; e i travestiti, in cambio di mediocri servigi alla portata di qualunque ruffiano, hanno trovato un aiuto «dal basso» veramente insperato ed insperabile.

Le università, i circoli culturali «di sinistra», gli edifici costosi della «top direction», le sedi dei partiti politici e dei settimanali per uomini, le case editrici, i teatrini alla moda ne sono pieni. I loro atteggiamenti sono puramente dettati dallo spirito di conservazione

No, non voglio con questo dire che tutti gli studenti e i contestatori siano stati e siano totalmente ingenui: molti lo sono, molti invece si rendono conto di questo nuovo stato di fatto ma non riescono a sottrarvisi; oppure sono stati tratti in inganno – e vi sono tuttora trattenuti – dall’innegabile abilità dei travestiti. Che sono, è inutile dirlo, veramente affascinanti e adescanti: e mimano alla perfezione coloro cui vogliono somigliare. «Papà, vai a casa» hanno gridato l’inverno scorso gli studenti della Sorbona a Sartre; e spero che la lezioncina sia servita al vecchio zampettatore da sfilate protestatarie, nel senso di indurlo ad una più consapevole riflessione sulla propria dignità di vecchio (old) uomo (selfmademan).

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